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Da: Ufficio Stampa
Mercoledì 17 Aprile alle ore 21.00 al Cinema Boldini verrà proiettato l’horror sociale GO HOME – A CASA LORO di Luna Gualano. Si tratta di un lungometraggio, un horror allegorico, nello specifico uno zombie movie.

A Roma, durante una manifestazione contro l’apertura di un centro di accoglienza, si scatena un’apocalisse zombie. Solo l’interno del centro sembra essere sicuro e gli ospiti faranno di tutto per restare in vita. Enrico, un giovane manifestante di estrema destra, trova riparo all’interno del centro mentendo sulla sua identità. L’unico luogo sicuro è proprio quel centro di accoglienza che lui non voleva, mentre fuori i morti camminano sulla terra.

Come Romero intendeva svelare le contraddizioni all’interno della società consumistica americana, utilizzando e re-inventando la figura dello zombie, Go Home – A casa loro si propone di utilizzare gli zombie come metafora di una società sempre più chiusa, spaventata, aggressiva nei confronti dei migranti e del “diverso da sé” in generale. Attraverso elementi di fantasia, viene dunque descritta l’attuale realtà sociale, ma non mancano gli elementi realistici, come l’utilizzo di attori non professionisti, realmente richiedenti asilo e ospiti in diversi centri di accoglienza della capitale. La performance attoriale è frutto di un lungo lavoro svolto all’interno del laboratorio permanente Il Ponte sullo Schermo, fondato dalla regista Luna Gualano con il supporto di Sara Ahmed, Francesca Scanu e Giorgio Amato, ospitato negli ultimi due anni anche all’interno del Festival diffuso delle culture mediterranee SABIR, grazie ad una collaborazione con Arci nata sin dalle fasi iniziali del progetto. L’idea di coinvolgere dei reali richiedenti asilo nasce dalla consapevolezza di non poter descrivere e mostrare la vita all’interno di un centro d’accoglienza senza rapportarsi in primo luogo con chi vive quotidianamente questo genere di realtà sulla propria pelle.
Il film è stato co-prodotto con i centri sociali Strike e Intifada (locations del film), da tutti i professionisti, i richiedenti asilo, i musicisti e gli artisti che a vario titolo hanno contribuito (si pensi alle musiche di Daniele Coccia del Muro del Canto e di Piotta, al manifesto a firma inconfondibile di Zerocalcare). La produzione è stata possibile grazie all’apporto di una rete di micro-finanziatori e donatori.
Nonostante l’evidente richiamo romeriano, Go Home è un film originale perché affonda la sua origine in un preciso fatto di cronaca, ossia l’episodio di Fermo in cui un ragazzo di colore ha perso la vita a seguito dell’aggressione da parte di un militante di estrema destra. Emiliano Rubbi ha iniziato a scrivere la sceneggiatura poco dopo quell’episodio, cercando di riflettere sull’odio cieco e sulla facilità con cui lo si prova quando l’oggetto del discorso sono gli altri. Dall’idea di Rubbi e dall’incontro con Luna Gualano, qui al suo secondo lungometraggio, è nato Go Home. La regista ha infatti subito pensato ad una comparazione tra l’odio immotivato e la furia cieca degli zombie.

Il film è stato presentato al Trieste Science+Fiction Festival e al Festival del Cinema di Porretta Terme, ha inoltre ricevuto il Premio Panorama Italia al Festival del Cinema di Roma e il Premio Mario Bava, Miglior Lungometraggio al FantaFestival. Ingresso 5 euro

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

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