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Da ufficio stampa

«Sembra quasi una presa in giro che l’accordo sul prezzo del pomodoro, del tutto tradivo e insoddisfacente, arrivi quasi in contemporanea al riconoscimento da parte del Ministero delle Politiche Agricole dell’Oi Pomodoro del Nord Italia.»
Questo il primo comento di Stefano Calderoni – presidente provinciale di Cia – Agricoltori Ferrara, al termine della trattati
va con l’industria di trasformazione del pomodoro, che ha fissato il prezzo per la campagna 2017 a poco meno di 80 euro alla tonnellata. Una cifra che per la Confederazione Italiana Agricoltori di Ferrara è assolutamente ridicola, perché non copre i costi di produzione e favorisce unicamente la parte industriale, con i produttori che finiscono per accollarsi tutti i rischi d’impresa e di mercato. «Il tavolo sul pomodorocon industria e Op, dove nessuno ha difeso e rappresentato degnamente i produttori – continua Calderoni – ha confermato una triste tendenza di questi ultimi anni: una costante svalutazione della materia prima. A Ferrara il pomodoro viene prodotto seguendo criteri di qualità, sostenibilità e dell’etica, perché da noi caporalato e sfruttamento del lavoro non esistono, ma questo sembra non contarenulla, soprattutto nel momento della fissazione del prezzo. Da un lato, dunque,viene riconosciuto il valore della produzione anche a livello ministeriale, mentre dall’altro c’è uno svilimento dell’impegno e del lavoro dei produttori.
Produttori che nel ferrarese hanno fatto investimenti, hanno creduto nel prodotto e nella possibilità di creare una filiera dove la parte produttiva ha un peso rilevante. Sul nostro territorio – continua il presidente Cia – rimane poiun altro problema tuttora irrisolto: la possibilità di conferire il prodotto a Ferrara Food per la campagna 2017. Anche in questo caso non c’è stata lungimiranza al tavolo della trattativa, perché la società non è stata esclusa, ma non potrà ritirare e lavorare le stesse quantità di prodotto degli anni scorsi, senza pagare delle consistenti penali. Noi, invece, abbiamo fiducia in una ripresa di Ferrara Food, anche in seguito l’impegno di sostegno a livello regionale e la rassicurazione delle banche.
Ovviamente c’è, da parte di Cia, un continuo monitoraggio della situazione e vogliamo che gli agricoltori siano tutelati. Ma i produttori hanno bisogno di consegnare il prodotto che non può rimanere nei campi, visto che ormai la programmazione colturale è stata fatta e gli agricoltori hanno preparato i terreni e preso le piantine. Chiediamo, quindi, che industria e Op non affossino le
speranze dei produttori ferraresi, condannando Ferrara Food con un’assegnazione di quantità di prodotto del tutto insufficienti per proseguire con il piano industriale. Se andremo avanti sulla strada della continua svalutazione del prezzo – conclude Calderoni – e della mancata valorizzazione di tutta la filiera, a partire dalla materia prima, il pomodoro di Ferrara e del Nord Italia rischia di diventare una commodity, anziché essere riconosciuto come prodotto italiano di qualità.»

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CIA FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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