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Da: Ufficio Stampa – CIA

“Anche noi uomini, per primi, abbiamo il dovere di denunciare episodi di violenza”
Lo sottolinea il presidente di Cia – Agricoltori Italiani che dà il via ad una campagna di sensibilizzazione ‘‘#noiuominiperprimi’’ per contrastare il fenomeno gravissimo che riguarda milioni di donne che subiscono maltrattamenti e abusi

Roberta Mori, presidente della Commissione regionale per la Parità e i Diritti delle Persone: “Investimenti regionali nella prevenzione e nella responsabilità, solo insieme, uomini e donne, supereremo la violenza di genere”

BOLOGNA , 21 NOVEMBRE 2018 – “Qualsiasi atto di violenza fondata sul genere che comporti, o abbia probabilità di comportare, sofferenze o danni fisici, sessuali o mentali per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia che si verifichi nella sfera pubblica che in quella privata” (così le Nazioni Unite definiscono la violenza contro le donne).
Parte dalla Cia – Confederazione Agricoltori Italiani Emilia Romagna e dagli uomini che ne fanno parte, la campagna di sensibilizzazione per contrastare un fenomeno gravissimo che riguarda milioni di donne che subiscono maltrattamenti e abusi, fino all’estrema violenza del femminicidio. Un’iniziativa lanciata in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile contro le donne, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1999.
La campagna ideata dalla Cia Emilia Romagna ha per titolo #noiuominiperprimi contro la violenza e vuole ribadire alcuni concetti base, semplici ma troppo spesso dimenticati. “La premessa – spiega Cristiano Fini, presidente di Cia Emilia Romagna – è che uomo e donna sono uguali, e non ci deve essere discriminazione alcuna tra di essi. La figura femminile va esaltata per il suo ruolo chiave nella società, nella famiglia e nel luogo di lavoro, qualunque esso sia. La violenza è un problema di tutti e non vogliamo, né dobbiamo, lasciare sole le donne nell’affrontarla. Anche noi uomini abbiamo il dovere di denunciare episodi di violenza e abbiamo il compito, il dovere di educare i nostri figli al rispetto per tutti, insegnare loro a rifiutare la violenza contro chiunque, in particolare quella contro le donne”.
Roberta Mori, presidente della Commissione per la Parità e i Diritti delle Persone ha spiegato che “questa campagna di Cia, significativa anche perché proposta da un mondo che tende ad essere patriarcale nell’immaginario, si inserisce a pieno titolo in quell’alleanza tra istituzioni e società che stiamo alimentando in attuazione della Legge quadro regionale 6/2014 per la parità e contro le discriminazioni di genere. Grazie a politiche regionali trasversali ai settori e integrate, a bandi che sostengono progetti territoriali di formazione, educazione nelle scuole e sensibilizzazione culturale, la Regione investe in un’azione incisiva per la prevenzione della violenza di genere, giocando una carta vincente: pubblico e privato, uomini e donne, insieme e più consapevoli.” E, a proposito di responsabilità maschile, la presidente Mori mette l’accento sui centri LDV (Liberiamoci dalla violenza), cresciuti negli ultimi anni in Emilia-Romagna per offrire un trattamento psicologico e sociosanitario personalizzato agli autori di violenza (VEDI scheda allegata).
“Faremo il punto su tutte le strategie di prevenzione e contrasto a livello regionale, nazionale ed europeo – conclude la presidente Mori – in occasione del Convegno internazionale dal titolo ‘La Democrazia è Donna’, che si terrà venerdì 23 novembre dalle 9.30 alle 18 nella Sala Fanti dell’Assemblea Legislativa a Bologna, un evento qualificato da ospiti provenienti da tutto il mondo, perché globale è la piaga della violenza e dei femminicidi così come la necessità di superare i gap ed affermare con forza il ruolo della donna nello sviluppo democratico.”

SCHEDA- UOMINI CHE CAMBIANO: LIBERIAMOCI DALLA VIOLENZA

Innovativo e rilevante quanto si è messo in campo per attuare l’Art. 20 della Legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere (L.R. 27 giugno 2014, n. 6). Sin dal 2011 la Regione Emilia-Romagna ha sostenuto presso l’Azienda USL di Modena la realizzazione del Centro “Liberiamoci dalla violenza” (LDV), per il trattamento della violenza di genere e intra-famigliare, con l’obiettivo di accompagnare il cambiamento di uomini che praticano comportamenti violenti. Un nuovo centro “Liberiamoci dalla violenza” è stato aperto nel 2014 presso l’Azienda USL di Parma. Nel 2017 si sono attivati altri due Centri LDV presso l’Azienda USL di Bologna e l’Azienda USL della Romagna. I progetti e gli interventi sperimentali rivolti agli uomini autori di violenza sono finalizzati all’interruzione della violenza, a tutelare la sicurezza delle compagne, ad accompagnare all’assunzione di consapevolezza e responsabilità dell’azione violenta. I programmi si basano sull’approccio di genere e sul modello di intervento del centro ATV di Oslo, uno dei primi in Europa a intervenire sui maltrattanti e prevedono l’identificazione e la valutazione del rischio di recidiva da parte degli operatori. Anche il Piano regionale contro la violenza di genere al capitolo “Programmi di intervento e trattamento degli uomini autori di violenza” elenca le caratteristiche e le modalità di lavoro che devono essere adottate a garanzia della qualità dei programmi d’intervento, da parte sia dei centri pubblici che dei centri privati; questi ultimi si trovano a Bologna, Piacenza, Reggio Emilia, Ravenna e Forlì.
Dal 2012 al 31 dicembre 2017 hanno contattato il Centro LDV dell’AUSL di Modena in totale n. 821 persone di cui: 315 uomini per avere informazioni e/o richiedere un appuntamento; 89 partner (che hanno chiesto informazioni per possibili invii dei compagni/mariti); 417 servizi invianti, giornalisti, avvocati, studenti universitari, persone interessate, ecc.
Gli uomini complessivamente presi in carico sono stati 249, di cui 44 avevano in corso un percorso di trattamento. Almeno l’85% delle persone incontrate è padre. Dal 2016 il Centro LDV dell’Azienda USL di Modena aderisce alla rete europea che riunisce i Centri che lavorano con gli uomini maltrattanti per promuovere le migliori pratiche orientate alla sicurezza delle donne e dei bambini in una prospettiva di lavoro integrato con la comunità territoriale.
Dal 2015 al 31 dicembre 2017 hanno contattato il Centro LDV dell’AUSL di Parma in totale n. 262 persone di cui: 57 uomini per avere informazioni e/o richiedere un appuntamento; 12 partner (che hanno chiesto informazioni per possibili invii dei compagni/mariti); 193 servizi invianti, giornalisti, avvocati, studenti universitari, persone interessate, ecc. Gli uomini complessivamente presi in carico sono stati 54. Gli uomini che al 31 dicembre 2017 avevano in corso un percorso di trattamento sono 14. Almeno l’80% delle persone incontrate è padre.

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CIA FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

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Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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