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Da: Organizzatori
Elevarsi a paladino dei cittadini ha un valore, ma non solleva dalle responsabilità a cui un primo cittadino dovrebbe attenersi. E così per l’ennesima volta, i Sindaci dell’Alto Ferrarese si dissociano da decisioni assunte da organismi collegiali all’interno dei quali si formano maggioranze e minoranze…e non parliamo di sanità. Spesso le dinamiche della mancata conoscenza portano i soggetti a ragionare più in termini elettoralistici e di consenso, spesso drogato dalle cattive informazione, piuttosto che di una programmazione seria ed efficace per il territorio. Quanto sta succedendo sul territorio dell’Alto Ferrarese in merito alle scelte da compiere per garantire un percorso futuro ad un’azienda di proprietà pubblica, in questo caso Clara, è a dir poco paradossale. E’ necessario essere chiari perché di persone che ritengono incomprensibili passaggi sui quali avrebbero dovuto esercitare un controllo e non lo hanno fatto, in giro ce ne sono già tante. Sì perché il controllo analogo sulle partecipate avrebbe dovuto essere effettuato dai sindaci proprietari, e se questi non sono a conoscenza di passaggi avvenuti durante il loro mandato è assai grave. Il servizio in house è un servizio che deve risultare più efficiente ed economico, ci dicono oggi, ma questo può avvenire solo ottimizzando la programmazione e non favorendo una gestione ad personam per tutelare il singolo orticello. Perchè all’atto della sottoscrizione dei patti del 2016 non si è registrato con lungimiranza che aver individuato un metodo di raccolta che imponeva il passaggio da una organizzazione del lavoro più snella, ad uno che necessitava di investimenti in attrezzature e capitale umano non avrebbe mai potuto conciliarsi, nel breve termine, con il contenimento dei costi? L’incremento occupazionale non è il frutto di politiche assunzionali scellerate, ma la logica conseguenza di scelte vincolate ad un percorso industriale sottoscritto dai sindaci proprietari. Oltre a ciò si continua a tentennare sulla necessaria strutturazione di una propria dotazione impiantistica, che gioverebbe al contenimento dei costi di conferimento. In ultimo l’accumulo di “crediti di difficile esigibilità” si è protratto nel tempo. Sono mancati i necessari interventi di accantonamento per la gestione dei siti esauriti. Aver rinviato i problemi non ha giovato ai bilanci ed ora di fronte all’implosione del fenomeno non si vuole individuare un possibile deterrente. Se il termine controllo analogo ha un senso, a chi spetta il ruolo di controllore? A fronte della situazione descritta, i proprietari dell’Alto Ferrarese non trovano soluzione migliore che schierarsi in maniera netta contro la decisione dell’assemblea dei soci, di cui fanno parte, e paventano la volontà di intraprendere altre strade da farsi nel medio periodo.
Se queste strade sono già state individuate chiediamo venga accolta la nostra richiesta di incontro e ci vengano illustrati i percorsi alternativi che si intendono intraprendere. La nostra richiesta era incentrata sulle politiche tariffarie. Ci pareva fosse questa l’occasione del confronto. Solo confrontandoci avremmo potuto capire se esiste davvero una posizione chiara rispetto ad un progetto industriale che si muove nel solco del piano di gestione regionale dei rifiuti. Si dica pubblicamente qual è l’alternativa, quali le strade per contenere i costi, quale è il metodo per un servizio più efficiente. Se non si hanno idee ma solo proclami, si smetta di paventare soluzioni alternative in termini ricattatori con lo specifico intento di promuovere campagne elettorali e azioni utili solamente a ricercare consenso facendo leva sulla “sensibilità” dei cittadini verso le politiche tariffarie. E il momento di assumersi le responsabilità di governo del territorio!

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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