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Da: Organizzatori

In occasione della mostra Spazio 2019. Scienza e immaginario cinquant’anni dallo sbarco sulla Luna realizzata dall’Università di Ferrara nel cinquantesimo anniversario della conquista del pianeta, domenica 1 dicembre il Centro Teatro Universitario presenta lo spettacolo itinerante “Che fai tu, luna, in ciel?” diretto da Stefano Randisi ed Enzo Vetrano (Cooperativa Le tre corde/Compagnia Vetrano-Randisi), con la partecipazione di un gruppo di allievi/e del CTU.

I sogni, le paure, i desideri ispirati dalla luna saranno le tappe di un percorso che partendo dalla sede della mostra a Palazzo Turchi di Bagno (Corso Ercole d’Este, 32) porteranno il pubblico accompagnato in piccoli gruppi a fare un breve, fantastico viaggio, scoprendo anche alcuni ambienti di Palazzo Prosperi Sacrati, eccezionalmente aperto e abitato per l’occasione da immagini poetiche, musicali e… lunari.

Le voci e i corpi di Alfonso Benazzo, Carla Calò, Claudia Cincotti, Liliana Letterese, Giuseppe Lipani, Andrea Lugli, Stefano Massarenti, Federica Mazza, Alice Pelucchi, Filippo Stefanoni, Alessandro Tagliati, Giulia Tiozzo, Alessandra Tracchi, Mara Vincenzi, Elisabetta Zecchi, danno vita alle parole – tra gli altri – di Dino Buzzati, Pier Paolo Pasolini, Ludovico Ariosto, Salvatore Quasimodo, Gianni Rodari, Tonino Guerra, Alda Merini, Giacomo Leopardi, Riccardo Bacchelli.

Considerata la particolarità dell’evento lo spettacolo sarà replicato in tre turni consecutivi con inizio rispettivamente alle ore 17, 18 e 19. Per partecipare è pertanto obbligatoria la prenotazione inviando una e-mail a ctu@unife.it o un sms/whatsapp al numero 347/7165714, indicando nome, cognome e numero di spettatori.

Attori, autori e registi teatrali, Enzo Vetrano e Stefano Randisi lavorano insieme dal 1976.
Nel settembre del 2011 hanno vinto il premio Le Maschere del Teatro Italiano con lo spettacolo I Giganti della Montagna per la categoria Miglior spettacolo di prosa e nel 2010 hanno ricevuto il premio Hystrio-Anct per il loro lavoro tra ricerca e tradizione. Del 2007 è il premio ETI – Gli Olimpici del Teatro come miglior spettacolo per Le smanie per la villeggiatura di Carlo Goldoni, realizzato insieme a Elena Bucci e Marco Sgrosso.

Col Teatro Daggide di Palermo, loro città d’origine, Vetrano e Randisi hanno condiviso l’esperienza formativa del teatro di gruppo, orientando la propria ricerca verso il teatro d’attore, l’improvvisazione e la drammaturgia collettiva. Dall’83 al 92 hanno formato una compagnia all’interno della Cooperativa Nuova Scena di Bologna, per la quale hanno scritto, diretto e interpretato numerosi spettacoli fra cui una trilogia dedicata alla Sicilia, e hanno partecipato a diversi lavori con Leo de Berardinis.

Nel 1995 hanno fondato l’Associazione Culturale Diablogues, che spazia da produzioni di spettacoli di ricerca teatrale e musicale alla didattica, da collaborazioni e consulenze artistiche alla progettazione e realizzazione di eventi teatrali unici in luoghi di particolare interesse artistico e culturale. Dal 2001 al 2012 Vetrano e Randisi sono stati fondatori e direttori artistici del Festival Acqua di terra/Terra di luna.

Tra i loro spettacoli di maggiore successo: Il berretto a sonagli di Pirandello (1999) Anfitrione da Plauto, Molière, Kleist e Giraudoux (2000), Il mercante di Venezia (2001), Le smanie per la villeggiatura di Goldoni (2003), il repertorio pirandelliano costituito da L’uomo, la bestia e la virtù (2005), Pensaci, Giacomino! (2007) I Giganti della Montagna (2009) Fantasmi (2010) Trovarsi (2011).
Recentemente hanno affrontato con risultati emozionanti anche la drammaturgia di Franco Scaldati realizzando Totò e Vicé (2011), Assassina (2017), Ombre folli (2017), Riccardo 3-L’Avversario di F. Niccolini (2019).
Dal 2015 “Compagnia Vetrano-Randisi/Diablogues” è una firma della Cooperativa Le Tre Corde, attività teatrale di interesse regionale dell’Emilia Romagna (https://www.diablogues.it/).

Numerosissime le loro attività di laboratorio e formazione teatrale. Con “Che fai tu, luna, in ciel?”, i due registi rinnovano la collaborazione con il Centro Teatro Universitario di Ferrara dopo serate di spettacolo, incontri con studenti e spettatori e la realizzazione degli eventi di laboratorio Angeli incerti (2005), Novelle in nero da “Novelle per un anno” di Pirandello (2006), Spazi della memoria (dedicato a Leo de Berardinis, 2008), oltre al laboratorio Il lavoro dell’attore sul personaggio: Shylock, Sosia (da Molière), Shen-Te (2007).

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

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