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ATI Cultura, eventi e società

da: Delphi International.

Capodanno a Ferrara: l’equivalente del CO2 prodotto finanzierà progetti ambientali in paesi emergenti

Gli organizzatori di Natale e Capodanno a Ferrara puntano su etica e ambiente per rendere ancora più sostenibile un evento che già si distingue per l’attenzione a questi temi. Elementi che si vanno a sommare agli ottimi riscontri di pubblico registrati in occasione dell’edizione 2017/18.

Al termine della manifestazione è stata stimata la c.d. impronta di carbonio (indicata a livello internazionale come Carbon Footprint) quale valore dell’impatto ambientale dell’evento.
La Carbon Footprint è, in pratica, un indice numerico che racchiude la misurazione delle emissioni di gas serra, calcolato in tonnellate di CO2 necessarie per realizzare un determinato progetto.
Per il calcolo del carbonio relativo all’ultima edizione di Natale e Capodanno a Ferrara sono state seguite metodologie riconosciute dalla comunità scientifica internazionale, prendendo in considerazione 4 fattori: il consumo energetico complessivo, il consumo di carta; i rifiuti prodotti e la conseguente raccolta differenziata; la filiera dei fornitori.
Il primo impegno preso dagli organizzatori (parliamo dell’ATI composta da Delphi International, Made Eventi e Sapori da Mare ndr) è stato quello di eliminare il più possibile gli sprechi, limitando l’uso della carta, favorendo i prodotti riciclabili e privilegiando i fornitori locali.

Si è scelto inoltre di compensare le emissioni prodotte (calcolate in 13.740 kg di CO2) attraverso una metodologia di cui si è occupata l’azienda di consulenza ferrarese Punto 3.
Attraverso Atmosfair.de, società senza scopo di lucro supportata dalla German Federal Environment Agency, è stato calcolato il valore di CO2 prodotto. Gli organizzatori hanno quindi deciso di impegnare l’equivalente economico delle emissioni emesse per finanziare progetti ambientali che ricadono nel “Meccanismo di sviluppo pulito” (Clean Development Mechanism) secondo quanto suggerito dal Protocollo di Kyoto.
“Abbiamo deciso di seguire questa strada in un’ottica di piena sostenibilità ambientale – ha spiegato Riccardo Cavicchi di Delphi International -, supportando Paesi in via di sviluppo, dal momento che quello climatico è un impegno globale che riguarda tutti. Non è un caso se la stessa Ryanair abbia cominciato a suggerire ai passeggeri la compensazione delle emissioni di carbonio del proprio volo tramite una donazione volontaria a favore dell’ambiente. Il nostro contributo servirà a finanziare sistemi energetici in Nigeria, produzione di energia dagli scarti agricoli in India e la costruzione di centrali a biogas in Kenya”.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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