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da: ufficio stampa Camera di Commercio di Ferrara

Piace il Piano varato dalla Giunta camerale, che prevede la costituzione di un elenco qualificato di soggetti fornitori di servizi di coworking e l’erogazione di incentivi a favore di coworkers
Due i fornitori già accreditati dall’Ente di Largo Castello, entrambi a Ferrara:
Beta Coworching in via Grillenzoni 11/11A e APS il Turco in via del Turco 39

Un bonus per ogni giovane startupper che sceglierà la formula del coworking per avviare la propria attività. In tempo di crisi anche la condivisione di spazi e idee può essere la formula giusta per dismettere l’abito del disoccupato e vestire quello dell’imprenditore, con poche spese e qualche occasione in più di brainstorming. Ne è convinta la Camera di commercio di Ferrara, che finanzia a fondo perduto la condivisione di spazi per avviare un’attività aziendale. Dividono i metri di un ufficio con le scrivanie fianco a fianco, spesso si confrontano, qualche volta condividono una o più idee, di certo l’entusiasmo e la voglia di “costruirsi” un lavoro. In Italia sono ormai diverse centinaia i giovani che hanno individuato nel coworking lo strumento per uscire dalla disoccupazione. Non sono dipendenti di un’azienda, la stessa, ma uomini e donne che hanno trovato nella condivisione la strada per ridimensionare i costi di un’attività professionale. E non solo, ognuno cioè insegue un sogno per proprio conto ma nello scambio indotto dalla vicinanza trovano la perseveranza e la forza per andare avanti.

Nato come un fenomeno marginale, oggi il coworking è sempre di più una solida realtà. E il piano varato dalla Giunta della Camera di commercio va proprio in tale direzione: supportare aspiranti imprenditori ferraresi interessati a sperimentare questa modalità nuova di condivisione di spazi e relazioni di lavoro (sul modello di quanto già avviene con successo in altre città europee) all’interno di spazi fisici comuni. Il Piano contiene due misure di intervento, l’una finalizzata alla costituzione di un elenco qualificato di soggetti fornitori di servizi di coworking nella provincia di Ferrara, la seconda (in via di definizione) all’erogazione di incentivi economici, a parziale copertura delle spese sostenute, a favore di giovani che intendano avviare attività di lavoro presso spazi di coworking facenti parte dell’elenco accreditato dall’Ente di Largo Castello.

Possono presentare richiesta di inserimento nell’elenco (due i fornitori già inseriti, entrambi accreditati dall’Ente di Largo Castello, entrambi a Ferrara: Beta Coworching in via Grillenzoni 11/11A e APS il Turco in via del Turco 39) i soggetti in possesso di particolari requisiti: dal possesso di un numero di postazioni lavorative destinate al coworking non inferiore a 5 all’avere un sistema informativo comune con connettività a banda larga e/o wi-fi; dall’offrire spazi e attrezzature comuni quali sale meeting/formazione, centralino, vigilanza, reception all’erogare servizi di supporto quali stampanti condivise, cucina, spazio ristoro. E se il futuro è il coworking, anche le grandi aziende ne vogliono far parte. Gli impiegati delle multinazionali non indossano più giacca e cravatta, ma passano ai jeans e sempre più occupano scrivanie negli spazi di coworking, per tradizione rifugio di freelancer, startup e creativi di vari settori, desiderosi di compagnia e di usare in comune una stessa fotocopiatrice.

“Dal crowdfunding al coworking, l’economia collaborativa in Italia cresce e prende forme coerenti alla nostra realtà socio-economica. In questo fermento, le città si possono rivelare “grandi asset di convergenza per attirare attenzione, talenti, investimenti internazionali”. Così Paolo Govoni, presidente della Camera di commercio di Ferrara, che ha aggiunto: “Una sfida che si può vincere solo attraverso il contributo di tutti gli interlocutori e la sperimentazione di soluzioni inedite”.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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