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Da: Ufficio Stampa M5S Emilia-Romagna

Intervento di Raffaella Sensoli, consigliera regionale del M5S e vicepresidente della Commissione Politiche Sociali, riguardo all’assegnazione dei servizi per i profughi a Ferrara.

Quando si vince facile perdono tutti, soprattutto i territori. E se una gara viene vinta dall’unico partecipante che, guarda un po’, era anche il soggetto cui era stato fatto dal Comune un affidamento poi revocato a seguito delle osservazioni l’Autorità nazionale anticorruzione, siamo evidentemente di fronte ad un monopolio. E i monopoli non fanno mai bene a nessuno, se non ai monopolisti. Non nascondiamoci che la gara per l’individuazione di un soggetto del terzo settore per l’accoglienza, la tutela e l’integrazione a favore di richiedenti asilo per l’anno 2016 è stata indetta per forza, solo a seguito delle richieste dell’ANAC in merito all’affidamento diretto già approvato in favore di Camelot: come al solito affidamenti diretti e come al solito cooperative. La gara ha richiesto requisiti stringenti. Bene, viva il merito. Forse anche i requisiti così stringenti hanno fatto sì che non si siano determinate le condizioni per una maggiore partecipazione di altri soggetti. Il fatto è che se per anni si procede con assegnazioni continue agli stessi soggetti, questi poi maturano un “curriculum” ed un’esperienza sostanzialmente non riproducibile da nessun altro. E se la gara mi chiede di dimostrare proprio quel requisito (per esempio dieci anni di esperienza nella gestione dei centri aderenti alla rete di protezione e accoglienza integrata Sprar, con importi che non dovevano essere inferiori, complessivamente, a 2 milioni) è evidente che difficilmente potranno esserci concorrenti. La libera concorrenza e la trasparenza delle scelte hanno bisogni di atti formali coerenti (gare e non assegnazioni dirette per capirci), ma hanno bisogno, soprattutto, che alla forma corrisponda la realtà. Se costruisco gare con requisiti probabilmente posseduti solo da uno o pochi soggetti, se per anni lo stesso soggetto privato (cooperativo) ha potuto costruirsi esperienze, competenze e curriculum aziendale attraverso incarichi e commesse costantemente assegnate, vuol dire che il pubblico ha costruito una creatura a sua immagine e somiglianza, un’agenzia, una specie di municipalizzata, costituita però da un’impresa privata. Certo Camelot sarà contenta di avere vinto. Ma non dovrebbe essere contento né il Comune né il sistema pubblico nel suo complesso quando ci sono gare cui non partecipa nessuno se non chi aveva “vinto” il solito affidamento. Quando il M5S chiede di cambiare politica, di promuovere la concorrenza e la trasparenza, anche in questo campo, lo fa pensando alle forme (le gare), ma anche e soprattutto alla sostanza, per evitare che si riproduca un monopolio creato dalle stesse scelte delle amministrazioni e dalla oggettiva vicinanza fra enti locali, partiti e parti del sistema imprenditoriale (cooperativo). Continueremo ad insistere affinché la trasparenza ed i controlli sulle attività, specialmente cooperative, siano veramente efficaci per tutelare i lavoratori, i fruitori dei servizi e anche quelle piccole imprese che onestamente lavorano nel vero spirito della cooperazione.

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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