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Da: Ufficio Relazioni Esterne e Attività di RSI

In questi giorni di maggio si sarebbe svolto il 103° Giro D’Italia che avrebbe toccato i luoghi cari a Marco Pantani, per ricordare e celebrare il campione romagnolo a cinquant’anni dalla sua nascita. Il Pirata ha conquistato un posto d’onore nella storia dello sport e tra il pubblico, non solo quello degli appassionati di ciclismo. Pantani era uno scalatore vintage, di quelli che si ritrovano nei vecchi filmati in bianco e nero, con il volto segnato dalla fatica e gli occhi da tigre. Un grimpeur che veniva dal mare e che ha conquistato le vette più alte d’Europa, un giovane che in sella alla sua bici sembrava inarrestabile, che con la sua passione e le sue imprese ha fatto sognare generazioni di sportivi.

In attesa del Giro d’Italia 2020, posticipato a ottobre, mercoledì 20 maggio alle 19 nella diretta Facebook e Youtube della Granfondo via del Sale e Fantini Club si parlerà dell’uomo, del campione e del mito.

Promotore dell’evento è BPER Banca, da sempre vicina al mondo dello sport e della cultura e tra i principali finanziatori del nuovo film “Il caso Pantani”, in arrivo prossimamente: una pellicola d’inchiesta che racconta gli ultimi anni di vita del campione e svela nuove verità sulla sua morte rendendogli finalmente giustizia.

Il film, che sarà presentato da Claudio Fantini e Stefano Bertolotti assieme al regista Domenico Ciolfi, è stato prodotto dallo stesso Ciolfi e da Monica Camporesi per Mr.Arkadin Film, con il contributo di Emilia Romagna Film Commission e Trentino Film Commission e vede nel cast Francesco Pannofino, Marco Palvetti, Libero De Rienzo, Brenno Placido, Monica Camporesi e Gianfelice Imparato.

In collegamento sarà presente Pannofino, l’amico di Marco Moreno Lotti “Jumbo” e i suoi fidati gregari Marco Velo e Roberto Conti, insieme ai giornalisti Francesco Ceniti (La Gazzetta dello Sport), Beppe Conti (Rai Sport) e Davide Cassani (CT Nazionale Ciclismo) con i quali si ricorderanno le gesta ma anche gli aneddoti più divertenti della carriera del campione romagnolo.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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