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Da: Ufficio Stampa Comune di Bondeno

Fabio Bergamini e Francesca Piacentini: “L’obiettivo è rivitalizzare i locali con un’attività che consenta nuove opportunità agli inoccupati, mediante la cosiddetta Economia dei Lavoretti”.

Si chiama “Gig Economy”, ma si legge “economia dei lavoretti”. Un settore in forte espansione, che coniuga l’esigenza di trovare persone disponibili ad essere impiegate in piccoli lavori a carattere “domestico”, a quella (spesso) di trovare nuova occupazione per le persone che sono uscite prematuramente dal mercato del lavoro. A Bondeno ci si sta lavorando da un po’ e questo progetto potrebbe vedere la luce nelle prossime settimane. Non a caso, proprio in previsione di questo obiettivo, l’Amministrazione ha scartato l’ipotesi di inserire nel piano vendite l’ex stazione delle corriere di viale Pironi, che è attualmente inutilizzata. «Infatti, questa sarà la nuova casa della nascente cooperativa sociale – dicono il sindaco Fabio Bergamini e l’assessore alle Politiche sociali, Francesca Piacentini – che offrirà agli inoccupati di Bondeno ed a coloro che hanno perduto il proprio lavoro (a causa della crisi) di rimettersi in gioco». La sede di viale Pironi, che rinascerà per questo progetto, è una metafora positiva in tale direzione. Può essere intesa, difatti, come una nuova opportunità per coloro che troveranno un’occupazione grazie all’economia dei “piccoli lavori domestici”, grazie all’associazione che si accaserà proprio nell’ex stazione delle corriere. Il Comune ha dialogato, durante i mesi scorsi, con l’associazione per il Lavoro Over 40 di Alessandro Ciucci, per arrivare ad una futura convenzione. In quanto, la convinzione dell’Amministrazione è che «ci sono attività come lo sfalcio dei giardini domestici, le piccole riparazioni, oppure le pulizie delle scale e quant’altro, cui si prestano oggigiorno persone di fiducia, sulla base del passaparola. Aggiungiamo – dicono Bergamini e Piacentini – anche incarichi come il distribuire la spesa o farmaci a casa degli anziani soli o in difficoltà, oppure l’ipotesi di accompagnare qualcuno ad una visita medica. Le persone che aderiranno a questa associazione godranno della piena fiducia delle istituzioni e si renderanno disponibili alle famiglie di Bondeno per lavori di questo tipo. I quali, seppure non risolutivi per le condizioni di vita personali, in molti casi, permetteranno a tante persone di rimettersi in gioco, di riprendere confidenza con il lavoro e daranno in questo modo un’opportunità di riscatto». Un bel messaggio sociale, dunque, che probabilmente vale la scelta di Comune di rinunciare alle risorse che sarebbero derivate dall’alienazione di un edificio situato vicino al centro e che invece avrà d’ora in poi una nuova valenza per la comunità.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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