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da: ufficio stampa Provincia di Ferrara

Il Consiglio provinciale affronta il problema del bilancio 2015.
Problema dovuto essenzialmente al fatto che, stando così le cose, i conti presentano uno sbilancio di 3 milioni e 300mila euro.
Risultato che si ottiene mettendo insieme il quadro delle entrate, cioè 44 milioni e 138mila (già depurate dei 6,6 milioni di tagli imposti dalla legge di stabilità), con quello delle spese, di 47 milioni e 447mila euro.
Un passivo che, però, potrebbe essere ridotto con il verificarsi di due condizioni.
La prima consiste nell’impegno dello Stato di finanziare le Province con 60 milioni per sostenere i costi dei Centri per l’impiego. Misura che per Ferrara potrebbe tradursi in circa due milioni.
A questo risparmio va aggiunto quello effettivo che nell’anno in corso la Provincia estense può realizzare in caso di pensionamento di parte dei 55 dipendenti da collocare a riposo in un biennio. Ragionamento equivalente a 489mila euro, che rimangono nelle casse del Castello Estense.
Se si sommano i risparmi statali e quelli della quota pensionamenti 2015, lo squilibrio dell’esercizio in corso si riduce a 818mila euro.
A questi però vanno sommati 402mila euro di entrate che la legge obbliga a destinare sul fronte investimenti.
In totale, quindi, mancherebbero 1,2 milioni per chiudere il 2015 in pareggio.
La domanda a questo punto è come fare per ristabilire l’equilibrio dei conti.
Tre sono le leve che si possono usare.
La prima soluzione consiste nello slittamento di un anno per il pagamento delle rate mutui, contratti con la Cassa depositi e prestiti. Misura consentita ancora per i territori colpiti dal sisma 2012.
Se si azionasse questa leva il bilancio 2015 potrebbe chiudersi addirittura con un avanzo di 1,8 milioni.
La seconda strada consiste in un aumento dell’Ipt (imposta provinciale di trascrizione sui veicoli).
Ora la Provincia di Ferrara applica l’aliquota del 15 per cento, fra le più basse non solo su scala regionale ma in Italia. La normativa consente di arrivare fino al 30 per cento, il che si tradurrebbe in maggiori entrate per 900mila euro. Se a questi si sommano 300mila di slittamento mutui, l’anno può chiudersi in pareggio.
La terza ipotesi comprende il problema di 3 milioni e 50mila euro di spese d’investimento da finanziare, che si potrebbero coprire con l’avanzo di 1,8 milioni (ricorrendo allo slittamento rate mutui), 900mila da eventuali nuovi introiti Ipt e 350mila di nuovi mutui.
La discussione è avviata, a patto però che sia recepito l’emendamento suggerito da Upi nazionale al decreto milleproroghe, attualmente in fase di conversione in legge in Parlamento, per consentire alle Province di chiudere per ora solo il 2015 senza dover approvare anche il triennale.
Il motivo è che le riduzioni previste per gli enti intermedi riformati dalla legge Delrio sono di un miliardo all’anno fino ai tre complessivi nel 2017. Questo significa che se per la Provincia di Ferrara i tagli 2015 sono di 6,6 milioni, nel 2016 saranno il doppio e il terzo anno il triplo.
In questo contesto sarebbe oggettivamente impossibile per qualsiasi Provincia pensare di chiudere in pareggio anche il bilancio triennale.

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PROVINCIA DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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