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Da: Kiwan Kiwan

Con lo scoppio della Rivoluzione Pacifica in Libano il 17 ottobre 2019 contro i corrotti ed i corruttori, l’Associazione Libanesi a Ferrara ha indetto un flash mob in centro a sostegno della popolazione libanese. Gli studenti sono stati tra i più danneggiati, inizialmente non ricevendo più i trasferimenti bancari e successivamente a causa della bancarotta dello stato libanese. Con l’arrivo del coronavirus, anche la comunità libanese si è ritrovata in regime di lockdown, restando a casa senza poter più svolgere il proprio lavoro (saltuario e non), inoltre, le chiusure degli aeroporti hanno aggravato ulteriormente la loro situazione poichè impossibilitati nel rientrare in Libano. Il governo libanese rappresentato dall’Ambasciatrice Mira Daher ha garantito ad alcuni il rientro in Libano, ma non si sa con quale criterio.
L’Ambasciatrice, che non si era mai espressa sulla situazione emergenziale, ha inviato un piccolo contributo economico ad un numero limitato di studenti dopo che questi avevano denunciato la loro situazione di abbandono da parte dello stato libanese.
Altri studenti hanno ricevuto un altro contributo economico da alcuni benefattori libanesei in Italia.
Di fronte al silenzio del governo libanese e della sua rappresentante si è stabilito di lanciare una raccolta fondi alla quale hanno contribuito i nostri connazionali ed amici riuscendo a garantire un sostegno economico a diversi studenti (a Ferrara sono più di 50) affinchè possano pagare affitti ed utenze.
A seguito della delibera dell’Amministrazione Comunale ferrarese che stabiliva i criteri per la concessione di buoni spesa (in primis ai cittadini italiani seguiti dagli europei ed escludendo gli extracomunitari), gli studenti libanesi hanno indirizzato al Sindaco ed all’Assessore alle politiche sociali una lettera dove chiedevano anche la loro inclusione. Dopo una serie di contatti con Sindaco ed Assessore, l’Amministrazione Comunale ha stanziato 5000 € da un fondo comunale affidandone la gestione al Centro Solidarietà Carità Onlus con la quale siamo in continuo contatto.

L’Ambasciatrice, venuta a conoscenza dell’aiuto stanziato dal Comune di Ferrara, non ha tardato nel ringraziare il Sindaco ferrarese, dimenticandosi ancora una volta di ringraziare i suoi connazionali senza la cui azione di solidarietà, non avrebbe potuto colmare l’assenza e la mancanza di un governo incapace e latitante nel tutelare i suoi cittadini all’estero.
Consideriamo il gesto dell’Ambasciatrice offensivo e fuori luogo nei confronti dei libanesi residenti a Ferrara e dimostra per l’ennesima volta una strumentalizzazione politica .

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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