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Da: Associazione Cittadini Del Mondo Ferrara

Abbiamo raccolto 21.000 firme sulla nostra petizione per chiedere al sindaco di Ferrara di stabilire le priorità in base ai bisogni e di cancellare l’iniqua discriminazione basata sulla cittadinanza.

Infatti in un momento così tragico, al primo punto, in ordine di priorità, invece delle difficoltà economiche o lo stato di necessità, il comune di Ferrara mette “la cittadinanza italiana”.

Abbiamo scritto che trattandosi di buoni alimentari, per qualcuno è in gioco la sopravvivenza.

A Ferrara la corsa ad ostacoli non finisce con l’ordine di priorità: per richiedere i buoni, chissà perché, si può solo telefonare e moltissime persone dopo decine di tentativi non sono mai riusciti a prendere la linea. I fortunati che sono riusciti a comunicare non sanno perché la loro richiesta è stata accettata o respinta. Alcuni ancora aspettano una risposta, che in caso di rifiuto non gli è nemmeno dovuta. Totale discrezionalità. L’accesso agli atti non è ammesso nemmeno ai consiglieri comunali.

Oggi il Tribunale di Ferrara ha emesso una ordinanza di accoglimento totale del ricorso promosso da ASGI, l’Altro Diritto, Umanità e CGIL CISL e UIL contro i criteri di accesso ai buoni spesa per l’emergenza COVID-19. Il Giudice del Tribunale di Ferrara ha accertato il carattere discriminatorio della condotta tenuta dalla Giunta del Comune di Ferrara nell’avere adottato criteri e modalità di selezione (prima gli italiani, ecc) per l’erogazione delle risorse destinate a misure urgenti di solidarietà alimentare (buoni spesa), ….. anziché i soli requisiti di disagio economico e domiciliazione nel territorio comunale. Ordina perciò al Sindaco di riformulare i criteri e le modalità consentendo la presentazione di nuove richieste.

E i soldi? Dovrebbero esserci visto che la nostra giunta è riuscita nell’impresa, per altri comuni impossibile, di non assegnare tutti i fondi messi a disposizione dal Governo.
Naturalmente il nostro sindaco sostiene che “La nostra priorità è dare risposte a quei ferraresi che fino a ieri erano parte della forza economica della città e ora hanno bisogno di un sostegno”.

Lo squallido tentativo del Comune di Ferrara di discriminare gli immigrati anche nella gestione della crisi Coronavirus è fallito. Lo dice il giudice, ma lo dicevano già le 21.000 firme raccolte dalla petizione. Perché il sindaco, in mezzo a tutti quei “mi piace” e a tutti quegli amici avvocati che si offrono di difenderlo gratuitamente, convince sempre meno: amministrare una città durante una crisi sanitaria è una cosa enorme che non si risolve dando la colpa ad una minoranza, chiudendo i minimarket “etnici”, vantando l’esclusione dagli aiuti alimentari di qualche decina di richiedenti asilo e finendo così per colpire centinaia di lavoratrici e lavoratori stranieri qui da anni ma con un permesso corto. Forse la nostra Amministrazione leghista sa fare solo quello. Non ha le risposte.

Si inneggia a chi produce e si dà per scontato che è solo italiano mentre chi vive di sussidi sono gli stranieri continuando a citare qualche decina di richiedenti asilo e dimenticando le migliaia di lavoratrici e lavoratori stranieri che lavorano, pagano le tasse e contribuiscono, come tutti gli altri al benessere della città.

I diritti costituzionali non si toccano e l’umanità verso gli altri non deve mai essere calpestata.

Se 21.000 firme vi sembrano poche!

https://www.cittadinidelmondo.org/news/13-contro-la-discriminazione-21-000-firme-e-una-sentenza

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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