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Da: Ufficio stampa e comunicazione Consorzio Wunderkammer

Venerdì 8 febbraio 2019 ore 17 a Ferrara: Incontro con Lucio Montecchio, docente di Patologia delle piante all’Università di Padova e autore del blog AlberiEsperti

A Wunderkammer (Palazzo Savonuzzi via Darsena 57)

Si può parlare d’alberi per parlare di uomini? Possono cioè le piante dirci qualcosa di più sul nostro modo di essere e di vivere, possono essere fonte di narrazione e di storie, oltre che di future possibilità? E ancora: tenere in buona salute gli alberi può tenere sana una collettività? Si parlerà di questo e di molto altro all’incontro Alberi esperti: parlare di alberi per parlare di uomini, venerdì 8 febbraio 2019 ore 17 a Wunderkammer (Palazzo Savonuzzi, via Darsena 57 a Ferrara, nella polivalente al piano terra con ingresso dalla darsena). L’evento, gratuito e aperto al pubblico, è promosso da Nuova Linfa e Basso Profilo.

Ospite dell’incontro sarà Lucio Montecchio, docente di Patologia delle piante forestali e ornamentali al Tesaf – Dipartimento Territorio e Sistemi Agroforestali dell’Università di Padova, divulgatore e autore del blog AlberiEsperti (www.alberiesperti.it), di cui si parlerà durante l’incontro dell’8 febbraio. Per rendere ancora più piacevole l’incontro, chiunque voglia partecipare potrà portare da casa una tazza per il tè (da gustare tra un racconto e l’altro).

Nato solamente nel luglio 2017, il blog di Lucio Montecchio (e la persona che sta dietro al blog) in poco tempo ha incuriosito anche il Financial Times (qui l’articolo: https://on.ft.com/2OGD6wh), facendo così aumentare i suoi lettori anche fuori dai confini italiani. “Ho iniziato a parlare di alberi e della percezione che ne abbiamo, spesso alterata da tradizioni, consuetudini, dalla supponenza o dall’ignoranza del come sia fatto e di come funzioni un albero” racconta Lucio Montecchio, che nella vita, spiega, “cerca di tenere in buona salute gli alberi”.

Parlare di alberi, contestualizzandoli nella quotidianità, è un modo per Montecchio di parlare anche di uomini, e della nostra relazione con il bene-natura. “Uso gli alberi per parlare di cose che sento al bar, alla radio o, spesso, che ho vissuto – spiega l’autore di AlberiEsperti – così una storia su mio padre, una sul campo di concentramento italiano nell’isola di Rab o un viaggio immaginario in un tempo parallelo assieme a Darwin, Mendel e Van Gogh, diventano un modo per raccontare perché gli alberi sono belli, brutti, ci ricordano qualcosa, o vorremmo che ci ricordassero qualcosa”.

Con l’incontro pubblico “Alberi esperti: parlare di alberi per parlare di uomini” riprendono per Basso Profilo le azioni collegate alla rigenerazione del quartiere Darsena-Giardino di Ferrara, volte a condividere pratiche agricole e civiche (agricivismo) e a rendere attiva la partecipazione della collettività nella trasformazione della città con l’obiettivo di fondare un nuovo senso di appartenenza e responsabilità verso lo spazio urbano.

Da questi presupposti nasce la collaborazione con Nuova Linfa, associazione di promozione sociale nata dal comune intento e dalla ventennale esperienza di alcuni professionisti, a vario titolo impegnati settore dell’arboricoltura ornamentale, forestale e dell’ambiente, decisi a sviluppare un inedito percorso di divulgazione e diffusione delle più recenti acquisizioni scientifiche, delle buone pratiche e delle nuove sensibilità alla collettività. Nuova Linfa si rivolge a cittadini, appassionati, studenti, amministratori pubblici e addetti ai lavori, proponendo incontri con ricercatori, operatori, artisti e personalità di rilievo nazionale e internazionale, che hanno un ruolo da protagonisti in merito alle tematiche ambientali di stretta attualità. La mission è quella di creare una comune coscienza ambientale, che favorisca un atteggiamento di attenzione e cura nei confronti della natura e delle sue diverse espressioni.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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