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“Sempre più numerosi, sempre più violenti: a Ferarra i parcheggiatori abusivi pensano di poter fare il bello e il cattivo tempo, senza nemmeno avere i documenti in regola… E intanto Ferrara Tua, che fa? Incassa i proventi della sosta, multa i cittadini che tardano anche solo di pochi minuti, ma lascia correre sulla presenza di clandestini che si fanno consegnare denaro, sempre pronti a reagire con violenza, perchè certi della totale impunità. E’ moto grave l’atteggiamento della società che dovrebbe gestire quegli spazi: minimizzare il fenomeno parlando di gente che chiede l’elemosina e proporre come soluzione il pagamento tramite App significa consegnare, sempre di più, giorno dopo giorno, la città nelle mani della delinquenza”.

Alan Fabbri, capogruppo Lega Nord in Regione Emilia Romagna, interviene sulla questione dei posteggiatori abusivi, dopo l’intervista di Stefano Lucci. “Le parole di Lucci suonano come un’offesa ai cittadini, che si trovano costretti a pagare la sosta e il pizzo sulla sosta, a causa dell’incapacità di Ferarra Tua di fare fronte alla situazione”. Ma ancora peggio è il fatto che “si tratta di aree date in gestione ad un ente pubblico che dovrebbe garantire quantomeno la sicurezza dei frequentatori della zona” e che invece “come dimostrano i fatti è lasciata alla mercè di immigrati , quasi sempre irregolari, evidentemente convinti di poter fare qualsiasi cosa su quel territorio”, aggiunge Fabbri.

“Invece di pensare alle App per il pagamento della sosta Lucci pensi a potenziare la sorveglianza nelle zone di competenza”, incalza ancora il capogruppo “e non mandando operatori a rotazione in base alle disponibilità o potenziando i controlli a Natale, ma trovando il modo di eliminare il fenomeno”. Se la partecipata pubblica “non è capace nemmeno di fare questo, con quale coraggio continua a chiedere soldi ai ferraresi per un parcheggio dove sono ormai gli immigrati irregolari a dettare legge?”.

Ufficio Stampa Lega Nord Emilia Romagna

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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