Skip to main content

L’ingiustizia “dedicata a te”

I salari reali nel 2022, quelli cioè calcolati dopo l’inflazione, sono in calo in 30 paesi su 34 tra quelli che formano l’OCSE, l’organizzazione dei paesi occidentali. La fonte è la stessa Ocse che certifica il disastro sociale in atto che colpisce la grande maggioranza dei lavoratori (quelli meno pagati perdono ancora più della media). Solo i dipendenti di Belgio, Costa Rica, Olanda e Israele vedono aumentati i loro salari reali. In Usa calano dello 0,7%, per arrivare fino alla massima flessione dell’Ungheria (-15%). All’interno dei singoli paesi solo una piccola percentuale di dipendenti (ad alto salario, quadri e tecnici) e i grandi manager vedono crescere il loro potere d’acquisto. Così aumenta ancora la disuguaglianza.

La strategia delle banche centrali è quella di aumentare ancora i tassi di interesse per combattere una inflazione che però non cala (o cala troppo poco) in quanto è determinata da un aumento dei profitti e dei prezzi delle imprese. Essendo venute meno tutte le forme di controllo sociale e contrattuale sui prezzi, a pagare sono in ultima istanza i lavoratori.

I salari degli italiani hanno perso in media il 7,5%, una delle maggiori flessioni (siamo al 28° posto su 34). Per i salari più bassi la perdita è ancora maggiore e sale a -10,3% anche nel 1° trimestre del 2023, avendo l’Italia una delle inflazioni più alte al mondo, a causa della mancanza di controlli sia sui prezzi delle imprese che dei negozi. Com’è noto la causa principale dell’inflazione non sono più le materie prime, ma la mancanza di controllo sui prezzi delle imprese che stanno approfittando del clima di guerra, nonchè dei passati aumenti dei costi dell’energia e delle materie prime (ora però in forte calo).

Anche per il 2023 le previsioni sono pessime. Nella media dei paesi si prevede un aumento dei salari del 3,7% ma una inflazione del 6,4% (6% per l’Italia); questo significa che la previsione è di una ulteriore perdita di potere d’acquisto del 3-4% almeno per 8 italiani su 10.

L’Istat ha comunicato al Parlamento, in una specifica audizione, che l’introduzione del salario minimo a 9 euro all’ora, porterebbe ad aumentare i salari di 3,6 milioni di italiani per una media di circa 804 euro all’anno (inclusi 500mila apprendisti), con un aumento del monte salari di 2,8 miliardi. I beneficiari sarebbero coloro che guadagnano meno di 9 euro all’ora, giovani e donne che lavorano nei servizi, in agricoltura e al Sud.

Ma al momento il Governo è contrario. Nel frattempo vara una misura-carta che prevede un impegno di 1,3 miliardi denominata “Dedicata a te”, che darà a circa 1,3 milioni di famiglie individuate dall’Inps (non dai Comuni) 382,5 euro di bonus alimentare (76 euro al mese da agosto a dicembre 2023). Bisogna avere un Isee fino a 15mila euro (il doppio di quello che serviva per ottenere il Reddito di Cittadinanza). In Italia sono 15 milioni le persone sotto quella soglia. La misura è chiaramente limitata a un piccolo gruppo di famiglie, è di modesta entità (un’elemosina) e serve ad oscurare il fatto che da agosto perderanno il RdC 350mila persone (altre 265mila da gennaio prossimo). Non va a chi ha già il RdC e non è mirata ai “veri” poveri (che conoscono solo le anagrafi comunali), ma alle famiglie con 3 componenti che non sono né povere né benestanti. Un primo criterio è la differenza tra reddito medio locale e nazionale, per cui ci saranno famiglie con Isee a 15mila euro con il bonus e altre con Isee molto più basso senza bonus, a seconda se vivono in un posto più o meno ricco e popoloso. Un altro criterio è la numerosità della famiglia e la presenza di figli. Viene così stilata una classifica dall’Inps e si procede “in ordine di priorità decrescente”. Una misura limitata, palliativa e senza alcun principio universale: l’ennesimo bonus elettorale ad un gruppo di famiglie, nonostante si sappia bene che in Italia ci sono 5,6 milioni di poveri assoluti.

Il Governo vuole dimostrare che pensa agli ultimi, ma in realtà toglie a tutti quelli che lavorano attraverso la riduzione del potere d’acquisto del salario reale, non introducendo il salario minimo e riducendo il Reddito di Cittadinanza da 8 a 5 miliardi. Si procede “in ordine di priorità decrescente”: prima le famiglie con tre componenti, poi, se avanzassero risorse (che non ci sono), andrebbero anche agli altri: sono questi i nuovi “poveri” del governo Meloni.

tag:

Andrea Gandini

Economista, nato Ferrara (1950), ha lavorato con Paolo Leon e all’Agenzia delle Entrate di Bologna. all’istituto di studi Isfel di Bologna e alla Fim Cisl. Dopo l’esperienza in FLM, è stato direttore del Cds di Ferrara, docente a contratto a Unife, consulente del Cnel e di organizzazione del lavoro in varie imprese. Ha lavorato in Vietnam, Cile e Brasile. Si è occupato di transizione al lavoro dei giovani laureati insieme a Pino Foschi ed è impegnato in Macondo Onlus e altre associazioni di volontariato sociale. Nelle scuole pubbliche e steineriane svolge laboratori di falegnameria per bambini e coltiva l’hobby della scultura e della lana cardata. Vive attualmente vicino a Trento. E’ redattore della rivista trimestrale Madrugada e collabora stabilmente a Periscopio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it