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Da: Camera di Commercio di Ferrara Ufficio Stampa

Ricco il programma di iniziative sui temi della ricerca, della innovazione e del trasferimento tecnologico, della strutturazione di progetti europei e della formazione.

Competitività: camera di commercio e università unite per allineare il mondo della ricerca a quello delle imprese siglato l’accordo di programma per una nuova fase di crescita economica e sociale del territorio sviluppare programmi di ricerca finalizzata all’applicazione dei risultati in ambito produttivo; diffondere nelle imprese, anche attraverso le attività del tecnopolo, le tecnologie più avanzate come stimolo all’innovazione e all’internazionalizzazione; strutturare progetti finanziati con fondi della programmazione comunitaria; realizzare percorsi sperimentali di dottorato in collaborazione con le imprese. Questi gli ambiti operativi dell’Accordo Quadro, di durata quinquiennale, sottoscritto ieri mattina (25 settembre) in Camera di commercio dal presidente dell’Ente di Largo Castello, Paolo Govoni, e dal Rettore dell’Università di Ferrara, Giorgio Zauli, con l’obiettivo, tra gli altri, di favorire l’occupabilità degli studenti e di valorizzare il capitale umano delle imprese dedicato alla ricerca. “L’accordo di programma – ha sottolineato il presidente della Camera di commercio – è uno strumento fondamentale per capire lo stato delle relazioni tra il mondo dell’università e il mondo delle imprese che ormai da anni sono impegnate a creare, non senza difficoltà, partnership sempre più strutturate. Promuovere questo dialogo – ha proseguito Govoni – significa favorire l’occupabilità del nostro sistema universitario: in oltre il 30% dei casi tante imprese ferraresi non trovano i laureati giusti e tanti laureati non trovano lavoro, anche perché spesso tanti studenti conoscono l’impresa solo alla fine del loro percorso. Dobbiamo offrire loro strumenti adeguati e l’Accordo ci aiuterà a capire come”. “Nella nostra esperienza – ha evidenziato Zauli – il partenariato didattico è un investimento strategico per Università e imprese perché attiva una circolarità di saperi che fa bene a tutti gli attori in gioco. Il territorio ferrarese è già sede di consolidate collaborazioni ma occorre continuamente alimentare questo scambio di conoscenze e di esperienze, per tenere il passo con l’evoluzione delle competenze richieste dal mercato del lavoro e per portare alle imprese un contributo di innovazione. In questa logica – ha concluso il Rettore dell’Ateneo estense – l’Accordo con la Camera di commercio fornirà visibilità alle buone pratiche e proporrà strumenti digitali, di networking e di lavoro che aiuteranno a valorizzare e a rendere più semplici da attuare tali collaborazioni”.

Partner dell’accordo le associazioni di categoria, che supporteranno la Camera di commercio e l’Università nella progettazione delle attività didattiche, della ricerca, del trasferimento tecnologico e di promozione di nuove attività imprenditoriali. Le associazioni, inoltre, concorreranno alla identificazione dei percorsi formativi da utilizzare per la strutturazione di corsi professionalizzanti, master, stage, tirocini, tesi di laurea, etc…, destinati alla formazione di figure professionali qualificate e coerenti con le esigenze delle imprese, anche per il mantenimento di adeguati livelli occupazionali. Per la realizzazione delle attività oggetto dell’accordo, sarà costituito un Comitato di Coordinamento Paritetico, composto dai rappresentanti delle Parti, con il compito di promuovere, valutare e monitorare le proposte e le attività da porre in essere annualmente, lo sviluppo delle quali potrà essere affidate a singoli ‘Gruppi di Lavoro’ composti da esperti in funzione delle competenze richieste.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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