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Da: Arch’è Associazione Culturale Nereo Alfieri

Il 13 aprile 2020, a venti anni dalla morte di Giorgio Bassani, lo ricordiamo con la sua poesia Rolls Royce, pubblicata in Epitaffio, 1974. Che così bene si accompagna al momento surreale che stiamo vivendo in questo Lunedì dell’Angelo.
E’ lo stesso Bassani a leggerla nel 1982, in occasione del premio Bernagozzi a lui assegnato a Portomaggiore.

Potete vedere Il video in cui la voce di Bassani accompagna immagini di Ferrara, realizzato dall’Associazione Arch’è, dalla Fondazione Giorgio Bassani e dal Liceo Ariosto in https://youtu.be/eKPF3z8vbdg

ROLLS ROYCE

“Subito dopo aver chiuso gli occhi per sempre / eccomi ancora una volta chissà come a riattraversare Ferrara in macchina / -una grossa berlina metallizzata di marca / straniera dai grandi / cupi cristalli forse una / Rolls- / a scendere ancora una volta dal castello Estense giù per corso/Giovecca verso il roseo / ghirigoro terminale della Prospettiva che intanto piano / piano si faceva grande entro il concavo/ rettangolo del parabrise // Lo chauffeur d’alta e dura collottola seduto a dritta davanti / certo lo sapeva molto bene da che parte dirigersi né io d’altronde / mi sognavo minimamente / di rammentarglielo / ansioso com’ero di riconoscere sulla sinistra la chiesa / di San Carlo più in là a destra / quella dei Teatini / a lei di contro già fermi così di buon’ora in crocchio sul marciapiede / dinanzi alla pasticceria / Folchini / gli amici di mio padre quando lui era giovane / i più con larghe lobbie bige in capo alcuni con tanto di mazza / dal pomo d’argento in pugno / ansioso anzi smanioso com’ero insomma di ripercorrere l’intera Main / Street della mia città in un giorno qualsiasi di maggio-giugno / attorno alla metà degli anni Venti un quarto d’ora avanti / le nove di mattina // Quasi sospinta dal suo stesso soffio lussuoso infine la Rolls svoltava / laggiù per via Madama e di lì a poco in via / Cisterna del Follo / e a questo punto ero io non più che decenne / le guance di fuoco per il timore d’arrivar tardi a scuola / a uscire in quel preciso istante coi libri sottobraccio / dal portone numero/ uno / ero io che pur continuando a correre mi giravo indietro/ verso la mamma spenzolata dalla finestra di sopra a raccomandarmi / qualcosa / ero io proprio io che un attimo prima di sparire / alla vista di lei ragazza dietro l’angolo / levavo il braccio sinistro in un gesto / d’insofferenza e insieme / d’addio // Avrei voluto gridare alt al rigido / chauffeur e scendere ma la Rolls / sobbalzando mollemente già lungheggiava / il Montagnone anzi ormai fuori / Porta già volava per strade ampie deserte/ prive affatto di tetti ai lati e affatto / sconosciute“ (Giorgio Bassani, da Epitaffio, 1974)

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it