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Da: Università di Ferrara

‘L’accoglienza dei profughi a Ferrara: esperienze a confronto’

Mercoledì 23 novembre alle ore 14 nell’Aula Magna Drigo del Dipartimento di Studi umanistici di Unife, (via Paradiso, 12), si terrà il seminario ‘L’accoglienza dei profughi a Ferrara: esperienze a confronto’, organizzato dalla Cattedra di Sociologia generale con la collaborazione del Comune di Ferrara.

Con il coordinamento di Marco Ingrosso, Professore ordinario di Sociologia generale di Unife, l’iniziativa vedrà i saluti di Matteo Galli, Direttore del Dipartimento di Studi umanistici. Ad intervenire saranno Chiara Sapigni, Assessore alle Politiche sociali del Comune di Ferrara, Federica Rolli, Direttrice ASP Ferrara, Cristiano Guagliata dell’Ufficio politiche Migratorie del Comune di Ferrara, Domenico Bedin dell’Associazione Viale K, Anna Rosa Fava, Portavoce del Sindaco di Ferrara, Giorgio Benini dell’Ufficio sicurezza urbana del Comune di Ferrara, Franck Kouen, Mediatore linguistico-culturale dell’ASP.

“L’insegnamento di Sociologia generale rivolto ai futuri educatori professionali e comunicatori – spiega il Prof. Ingrosso – presenta i più rilevanti fenomeni sociali che connotano il mondo contemporaneo. I problemi delle migrazioni, della fuga di intere popolazioni da terre in preda a guerre e conflitti endemici, costituiscono uno dei maggiori problemi globali odierni. Tuttavia, rispetto alla loro dimensione mediatica, questi grandi fenomeni sociali possono essere letti in modo più circostanziato, ossia come specifiche istituzioni e organizzazioni appartenenti alla comunità locale, lavorino per dare risposta ai problemi di specifici gruppi di persone e, al contempo, prestino attenzione ad eventuali focolai di pericolo. Il seminario illustrerà le principali iniziative in questo campo attive nel territorio ferrarese che, pur nelle difficoltà e contrasti, sembrano costituire un modello funzionante e di buone pratiche che merita di essere conosciuto dai futuri operatori sociali”.

Il seminario sarà anche trasmesso in diretta streaming dal Se@, Centro di tecnologie per la comunicazione, l’innovazione e la didattica a distanza all’indirizzo seatv.unife.it

Sicurezza in città
Pratiche di controllo all’interno dello spazio urbano
Lezione di Antropologia culturale – 22 novembre

In che modo il contesto urbano determina le espressioni più visibili e quelle meno facilmente individuabili di fenomeni quali criminalità, violenza, disordine e conflitto? Quali sono gli attori sociali che, all’interno delle città, influenzano maggiormente le pratiche di controllo per contrastare o diminuire tali fenomeni? Quali conflitti sociali emergono come conseguenza diretta delle pratiche di controllo dispiegate dentro le città?

Questi i contenuti della lezione di Antropologia culturale dal titolo Sicurezza in città: pratiche di controllo all’interno dello spazio urbano, in programma domani, martedì 22 novembre, dalle ore 14.15 alle ore 16 in Aula Magna Drigo del Dipartimento di Studi Umanistici di UniFE (via Paradiso, 12), a cura dei sociologi Sebastian Saborio e Giulia Fabini, che illustreranno ricerche urbane dialogando con Giuseppe Scandurra, co-direttore del Laboratorio Studi Urbani dell’Università di Ferrara.

Spiega Scadurra: “Si tratta della terza presentazione di ricerche etnografiche che hanno per oggetto le politiche di esclusione sociale che caratterizzano le nostre città contemporanee. In questo lungo viaggio etnografico siamo partiti da Goro, passati per Milano, Roma e Barcellona. Il 22 novembre tappa a Ferrara, poi arriveremo a Rio de Jainero e concluderemo il nostro viaggio a Bologna”.

Sebastian Saborio è dottore di ricerca in Sociologia dei Fenomeni Culturali e dei Processi Normativi presso l’Università degli Studi di Urbino ‘Carlo Bo’ e in Sociologia presso l’Università Federale di Rio de Janeiro. Inoltre, è stato ricercatore associato presso l’Università di Città del Capo in Sudafrica e presso l’Università Nazionale in Costa Rica. In questi contesti ha analizzato tematiche relative alla violenza, sicurezza e controllo di polizia in aree urbane.
Giulia Fabini è dottore di ricerca in ‘Law and Society’ presso l’Università degli Studi di Milano ed è stata visiting student researcher al Center for the Study of Law and Society alla UC Berkeley (2014). Collabora con la cattedra di criminologia dell’Università di Bologna e con il master interateneo in ‘Criminologia critica e sicurezza sociale. Devianza, città e prevenzione’ dell’Università di Padova. Si occupa di meccanismi di controllo dei confini, con un interesse particolare per la sociologia della polizia e la giurisprudenza dei giudici di pace. Dal 2014 è osservatrice dell’associazione Antigone per l’Emilia-Romagna.

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UNIVERSITA’ DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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