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da: L’Altra Emilia Romagna

Giovedì 16 ottobre si è recato a Ferrara il Capo di Gabinetto del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca: Alessandro Fusacchia.
La visita è stata organizzata per propagandare la cosiddetta campagna di ascolto denominata “La Buona Scuola”, proposta dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Lo scopo non è stato quello, pomposamente annunciato sul sito del Ministero, di incontrare “il territorio a Ferrara” poiché è avvenuto a porte chiuse, invitando a partecipare solo i dirigenti scolastici ed amministrativi degli Istituti della provincia e senza prevedere occasioni di dibattito.
Insomma un vero e proprio tour in cui è previsto che il Capo di Gabinetto parli molto, ascolti poco e non si confronti affatto con studenti, genitori, docenti, personale ATA, associazioni professionali, sindacati e forze politiche. 1
Questa iniziativa è solo un’occasione demagogica che non intende evidenziare i veri problemi della scuola ma raccogliere consensi; un momento di ascolto passivo che avviene alla presenza di un pubblico selezionato e non una vera e propria campagna di ascolto effettuata al fine di predisporre una proposta.
Riteniamo infatti che la campagna mediatica di ascolto sulla “Buona Scuola” sia in realtà una “pseudo consultazione” perché strumentalizza il significato del termine “ascolto” equiparandolo ad una tabulazione di crocette inserite on-line su un questionario già strutturato per essere interpretato a proprio uso e consumo; non si configura inoltre come una effettiva iniziativa democratica perché se si volessero davvero ascoltare le opinioni delle persone, le si ascolterebbero prima di presentare una proposta (come hanno fatto in Francia).
Il nostro giudizio sulla cosiddetta “Buona Scuola” di Matteo Renzi è fortemente negativo perché scardina i principi della democrazia scolastica fondata sul
pluralismo e sulla libertà di insegnamento e li sostituisce con l’autoritarismo del
dirigente scolastico; scardina i principi dell’uguaglianza e dell’unitarietà del
sistema scolastico, perché ammette e anzi favorisce l’entrata dei privati nella scuola, ampliando inevitabilmente la sperequazione tra istituti scolastici, a seconda
di indirizzi, territori, destinatari;scardina dalle fondamenta il principio
pedagogico della collaborazione collegiale e del lavoro
condiviso, configurando una figura di insegnante che impegna le proprie capacità per costruire una carriera che gli garantisca di prevalere sugli altri economicamente
e nella collezione dei crediti.

Se il Presidente del Consiglio fosse stato davvero interessato ad investire culturalmente sulla scuola avrebbe dovuto tener conto che una Legge di Iniziativa Popolare per una Buona per la Repubblica (LIP) dal titolo: “Norme generali sul sistema educativo d’istruzione statale nella scuola di base e nella scuola superiore. Definizione dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di nidi d’infanzia”, è stata recentemente ripresentata alla Camera e al Senato da parlamentari di diversa provenienza politica.
Questo disegno di legge presenta l’esito di un dibattito e di un percorso che ha coinvolto in modo democratico migliaia di genitori, docenti e studenti di varie parti d’Italia, che hanno avuto così l’opportunità di riflettere e condividere un’idea di scuola composita e complessa.
Un percorso articolato, lungo, onesto e sofferto che ha visto ciascuno fare i conti con le idee e i bisogni dell’altro, nella ricerca della migliore mediazione possibile e che è scaturito nella raccolta di oltre centomila firme.
In questi giorni, il Coordinamento nazionale a sostegno della Legge “Per una Buona scuola per la Repubblica” ha inviato una lettera ai Presidenti delle due Camere allo scopo di ottenere la garanzia che anche il disegno di legge nato dall’Iniziativa Popolare possa avere la stessa visibilità e lo stesso percorso istituzionale della proposta di Matteo Renzi (sia nella fase della consultazione popolare sia nel dibattito Parlamentare), il quale finora non ha certo dimostrato la necessaria sensibilità democratica.

Questa proposta concreta ed articolata non solo prevede la stabilizzazione dei
precari ed un organico adeguato alle reali esigenze della scuola, ma soprattutto
delinea un’idea di scuola coerente con i principi costituzionali.
Per noi infatti non può esserci una scuola democratica e pluralista se non c’è una forma di Stato democratico e pluralista così come non può esserci uno Stato
democratico e pluralista se non c’è una scuola democratica: quella prevista dalla
nostra Costituzione.

Per L’Altra Emilia Romagna: Mauro Presini (Maestro elementare)

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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