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La notizie che si susseguono in queste ore sono drammatiche. Dai campi profughi della Striscia di Gaza, dall’ ospedale di Gaza City al collasso, arrivano testimonianze agghiaccianti. A Gaza manca tutto: acqua, elettricità, internet, i minimi presidi sanitari. Le persone muoiono per le strade, e i primi a morire sono i più deboli, un milione di bambini palestinesi.
Non distruggete l’infanzia se volete salvare l”umanità , scrive Catina Balotta e riporta i numeri impressionanti della strage infinita dei bambini.  Ma già oggi quei numeri sono superati, il pallottoliere della morte non si ferma un attimo.
L’Assemblea Generale dell’ONU e  Papa Francesco hanno chiesto ad Israele di fermare l’invasione militare e i bombardamenti su Gaza. Solo un cessate il fuoco può salvare dalla morte migliaia di bambini e dall’annientamento un popolo inerme, un popolo che non può e non deve essere identificato con Hamas. 
Fino ad ora, questo appello non è stato raccolto, complice anche il cinico voto contrario degli Stati Uniti. Intanto la stampa e le televisioni, in Italia e nel mondo, continuano a raccontarci gli ultimi sviluppi delle operazioni militari, l’ultima conta dei morti e feriti.  Anche il mondo di quella che dovrebbe essere “la libera informazione” è complice della strage dei bambini. Invece di chiedere a gran voce il cessate il fuoco, preferisce alimentare il fuoco, intervistare politici, generali ed esperti militari. Intanto la strage continua.
(Francesco Monini, direttore di Periscopio)

A GAZA L’ULTIMA STRAGE DEI BAMBINI.
NON DISTRUGGETE L’INFANZIA SE VOLETE SALVARE L’UMANITA.’

Non distruggere l’infanzia è l’unica strada per salvare l’umanità.  Mi chiedo quanta consapevolezza ci sia su questo e quante azioni mancate ci riguardino, in questi giorni tetri come la notte.  Per poter salvaguardare l’infanzia su questa terra infestata da armi mortali, sofisticate e diffuse ovunque, serve la mobilitazione di tutti.

Secondo il report 2022 “Levels & Trends in Child Mortality” realizzato da UNICEF/OMS/Banca Mondiale/UN DESA del Gruppo inter-agenzie delle Nazioni Unite per la stima della mortalità dei bambini/e (UN IGME), nel 2021 cinque milioni di bambini/e sono morti nel mondo prima di compiere i cinque anni di vita.

In un secondo rapporto “Never Forgotten The situation of stillbirth around the globeUN IGME ha rilevato che, nello stesso periodo, ulteriori 1,9 milioni di bambini/e sono nati morti. Tragicamente, molte di queste morti avrebbero potuto essere evitate con un accesso equo e un’assistenza sanitaria di alta qualità per le madri, i neonati, gli adolescenti e i bambini.  Si veda qui il Rapporto UNICEF/OMS/Banca Mondiale/UN DESA.

L’ONU ha verificato che nel 2022 nei Paesi in guerra, come Etiopia, Mozambico, Ucraina, Haiti, Niger, Sudan, 18.890 bambini/e hanno subito gravi violazioni. Circa 8.630 sono stati uccisi o mutilati; 7.622 reclutati e utilizzati in combattimento e 3.985 risultano rapiti. Inoltre, 1.165 minori, per lo più ragazze, sono stati violentati, stuprati in gruppo, costretti al matrimonio o alla schiavitù sessuale o aggrediti sessualmente. In alcuni casi le violenze sono state così gravi che le vittime sono morte  [Vedi qui].

Secondo Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini/e, il numero di bambini/e uccisi a Gaza, in sole tre settimane, ha superato il numero di quelli che ogni anno hanno perso la vita nelle zone di conflitto del mondo dopo il 2019.
Secondo i dati diffusi rispettivamente dal Ministero della Sanità di Gaza e di Israele, dal 7 ottobre, sono stati segnalati più di 3.257 bambini uccisi, di cui almeno 3.195 a Gaza, 33 in Cisgiordania e 29 in Israele. Il numero di bambini uccisi in sole tre settimane a Gaza è superiore al numero di bambini uccisi in conflitti armati a livello globale – in più di 20 Paesi – nel corso di un intero anno, negli ultimi tre anni [Leggi qui].

Sono dati impressionanti che non fanno ben sperare per il futuro, almeno che non si trovi il modo di invertire la rotta. Non c’è nessuna giustificazione a una situazione di questo tipo.
Una strage continua che addolora tutto il mondo degli esseri umani a cui è rimasto un cuore. I diritti dell’infanzia sono negati in nome di decisioni prese dagli adulti, mi chiedo se l’autogestione dei bambini non sarebbe più equa e meno crudele.

Ma i diritti dei bambini/e vanno ben aldilà di quelli degli adulti che li accudiscono, ben aldilà di quelli che situazioni climatiche, di povertà e di guerra, consentono.
Sembra che  la presenza di documenti ufficiali e di trattati internazionali che dovrebbero salvaguardare l’infanzia, sia assolutamente inutile se poi non esistono le persone che li conoscono e li applicano. Non sono i fogli di carta con timbri altisonanti che tutelano le persone, non lo sono nemmeno se sono firmati dai massimi rappresentanti delle istituzioni politiche e sociali internazionali.

Stiamo davanti a una arena geopolitica in cui sembrano non esistere persone autorevoli e con autorità (le due cose non si equivalgono, ma in questo caso sono necessarie entrambe) che li sostengono, condividono, promuovono e ribadiscono con la massima convinzione sia personale che delle organizzazioni rappresentate.

Come si dice un po’ banalmente “un conto è dirlo e un conto è farlo”. Si susseguono dichiarazioni di necessaria tutela dell’infanzia che vengono regolarmente smentite dai fatti. Allora, pur apprezzando chi almeno le dichiara, diventa rilevante avere anche chi le attua.

Forse ognuno di noi dovrebbe lavorare più in questo senso. Noi società civile che ci indigniamo, ma che facciamo poco, pensando che spetti a qualcun altro agire, a quel qualcuno che può uscire dagli schermi televisivi per diventare un novello redentore.

La discrasia tra strumenti istituzionali e opportunismo comportamentale, è una abitudine che va sradicata. Proprio in questo momento, in cui la povertà e i venti di guerra incombono sulla nostra testa e su quella di moltissimi bambini/e come mai dopo la seconda guerra mondiale è successo, tocca a noi ritrovare la forza per rileggere i documenti istituzionali che sanciscono principi di tutela, con l’accortezza di farne tesoro, con l’umiltà di chi può ancora imparare, con la consapevolezza che il passaggio da una dichiarazione d’intenti ad una operatività quotidiana interessa tutti, qualunque lavoro si faccia e a qualsiasi livello istituzionale si appartenga.

La tutela dei bambini/e passa da ogni strada, da ogni casa, da ogni balcone e anche da ogni gruppo di persone che pensa e, pensando, si rende conto che la responsabilità di un’infanzia negata non avrà alcuna possibilità di trasformarsi in catarsi.

Sono cresciuta con il terrore che la “Strage degli Innocenti di Re Erode” (Vangelo secondo Matteo 2,1-16) potesse ripetersi, per poi accorgermi che di stragi di questo tipo ne sono esistite tantissime e che quello che è successo ai bambini/e ebrei nei campi di concertamento della Seconda guerra mondiale è solo l’apice di tantissime storie di soprusi e violenza perpetrate ai danni dell’infanzia.

Eppure, tutti hanno figli, nipoti e parenti piccoli a cui non augurerebbero alcun male, nemmeno a scapito della loro stessa esistenza. Forse è proprio l’incapacità di allargare lo sguardo oltre la propria casa, il problema. L’incapacità di pensare che la tutela deve andare aldilà dei nostri bambini/e, per abbracciarli tutti. Una distinzione meno drastica tra i miei bambini/e, i tuoi bambini/e, i nostri bambini/e, i loro bambini/e, potrebbe migliorare la situazione.

I bambini/e umani sono bambini di tutti nella loro dimensione universale di soggetti che meritano tutto il rispetto e la tutela possibile. Nel riconoscimento del bambino/a come archetipo universale catalizzatore d’amore potremmo trovare il modo di accordarci tutti e di inaugurare una nuova era, dove alla base della politica non c’è il rispetto di un anonimo trattato, ma un sentire comune, che ci permette di riconoscerci tutti come individui che amano i bambini/e.

Potremmo diventare persone che pensano che tutti i bambini/e del mondo abbiano uguali diritti ed uguale dignità. Non esiste altra strada per sentirci nuovi e meno tarlati da tutte le nefandezze già perpetrate ai danni dell’infanzia, da tutte le brutture che stanno succedendo anche in questo periodo, anche in questo momento in cui io sto scrivendo e anche nel momento in cui vi troverete a leggere queste poche parole dettate dall’indignazione e dalla impotenza di fronte all’ennesimo massacro di bambini/e.

Come se i miei peggiori demoni si fossero destati, come se le mie più grandi paure di bambina si fossero materializzate davanti ai miei occhi, me ne sto qui a guardare ciò che sta succedendo a Gaza senza saper cosa fare, se non mettermi a pregare, nella convinzione che il Dio buono di tutti i popoli possa migliorare la situazione, senza condannarci tutti al rogo eterno.

Per buona memoria di tutti ricordo che il più importante documento sulla tutela dei bambini e delle bambine La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenzache è stata adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989. In tale documento vengono riconosciuti ai bambini:

• diritti di personalità come il diritto al nome e all’identità personale, il diritto ad appartenere a un gruppo familiare, e alla cittadinanza;
• diritti di libertà come la libertà di manifestare la propria opinione e il proprio pensiero, la libertà morale e il diritto alla riservatezza, la libertà di coscienza e di religione;
• diritti sociali come il diritto all’informazione corretta e comprensibile, il diritto alla sicurezza sociale, e ancora il diritto a vivere in un ambiente vivibile e usufruito, il diritto all’istruzione, al tempo libero, al lavoro.

Oltre ai diritti riconosciuti ai bambini, nella Convenzione sono state stabilite anche le forme di controllo sulla loro attuazione, istituendo il Comitato sui Diritti del Bambino, che ha lo scopo di esaminare i progressi compiuti dagli Stati nell’esecuzione degli obblighi derivanti dal trattato.

Il comitato ha sede a Ginevra e si riunisce ogni anno.
La creazione della Convenzione è ricordata ogni anno, il 20 novembre, con la commemorazione della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

È quasi il 20 novembre anche quest’anno.

Per leggere gli altri articoli di Catina Balotta su Periscopio clicca sul nome dell’autrice

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Catina Balotta

Sociologa e valutatrice indipendente. Si occupa di politiche di welfare con una particolare attenzione al tema delle Pari Opportunità. Ha lavorato per alcuni dei più importanti enti pubblici italiani.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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