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Da Forza Italia Ferrara

Spiace che proprio nel mese dedicato alla prevenzione dei tumori al seno (vedasi le tante iniziative promosse in occasione di Ottobre Rosa), l’Onlus A.N.D.O.S. (Associazione Nazionale Donne Operate al Seno) debba subire, seppure indirettamente, situazioni di forte degrado.

Già un anno fa, a fine luglio, attraverso un’interpellanza avevo denunciato l’incuria e la violazione di domicilio presso un appartamento a piano terra, situato in via Darsena nelle immediate vicinanze dello stabile assegnato ad A.N.D.O.S., punto di riferimento per molte donne operate al seno, dove si svolgono anche terapie e trattamenti fisioterapici post operatori.
Mentre gli assegnatari (una famiglia straniera) dello stabile gestito da ASP – Centro Servizi alla Persona del Comune di Ferrara si sono assentati per un lungo periodo nel corso dell’estate, l’appartamento è divenuto il bivacco di più clandestini che hanno completamente devastato l’interno dell’immobile (purtroppo non è possibile accedervi per documentare i danni), lasciando nella totale incuria lo spazio adiacente agli altri immobili comunali.
La porta a vetri è andata in frantumi e i cocci sono sparsi nel cortile dove sono accatastati mobili rotti, un frigo rovesciato e numerosi altri rifiuti.

L’indignazione sorge per diversi motivi: registriamo la totale mancanza di rispetto per le strutture pubbliche, quelle che noi cittadini paghiamo con fior di tasse per offrire un servizio di accoglienza a italiani, ma anche a stranieri, che meritano tale supporto. Tollerare di dover pagare anche la ristrutturazione di questi immobili devastati da balordi, diventa veramente troppo. Il tutto a due passi da un luogo frequentato da donne che vivono una difficilissima situazione psicologica a seguito di pesanti malattie.
Mi chiedo a questo punto che tipo di controlli vengano fatti da ASP e con quale cadenza, visto che solo questa palazzina, in poco più di un anno, ha subito più di un raid vandalico e migliaia di euro di danni.
Anche in questo caso occorre un serio giro di vite perché i responsabili paghino i loro misfatti, secondo un serio principio di legalità.

Paola Peruffo
Coordinatrice Provinciale
Forza Italia Ferrara

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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