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da: ufficio comunicazione Comune di Copparo

Sabato 2 aprile, alle ore 21, al Teatro Comunale De Micheli, Scuola Media Corrado Govoni e Govoni Ballet presentano “Notre Dame de Paris”, opera popolare in due atti tratta dall’omonimo romanzo di Victor Hugo, con la regia di Stefania Capaccioli.
Lo spettacolo, realizzato in collaborazione con il Circolo Musicale Varos Zamboni, si avvale della partecipazione dei ragazzi della scuola media di Copparo e Ro, precisamente le classi prime, seconde e terze in qualità di ballerini e figuranti; degli alunni e alunne delle classi 1^A, 1^F della Scuola Media Corrado Govoni nel coro, diretto dal Prof. Renato Vanzini; del Govoni Ballet (Evelyn Bressan, Luna Buzzoni, Emma Campana, Linda Galleran, Anna Giacinti, Aurora Orcini, Irene Sampaoli, Martina Zerbini) per la raffigurazione di clandestini, prostitute, esclusi, stranieri, guardie, condannati.
Le musiche sono di Riccardo Cocciante, le coreografie e movimenti di scena di Stefania Capaccioli, la preparazione musicale delle voci di Carla Cenacchi, Stefania Chiari, Evelina Bosi; scene e costumi a cura degli alunni della Scuola Media di Copparo, diretti dalle Prof.sse Michela Orsi, Claudia Vernacotola, Chiara Barbaro; trucco interpreti principali
Giulia Giuggioloni; immagini Mattia Manzoli, luci e fonica Fabrizio Vitali, foto Andrea Bighi, video Nicolò Baraldi. Direzione artistica del progetto a cura di Stefania Capaccioli.
Ricordiamo gli interpreti: Sara Bonamici (Esmeralda), Roberto Galleran (Quasimodo), Marcello Brondi (Frollo), Samuele Bindini (Clopin), Matteo Tosi (Gringoire), Mattia Manzoli (Febo), Francesca Zucchini (Fiordaliso), Stefano Ballo e Matteo Erli (guardie e carcerieri).

Notre Dame de Paris, pubblicato nel 1831, è ambientato nel 1482. L’arcidiacono di Notre-Dame, Claude Frollo, si innamora della zingara Esmeralda. Incarica perciò il grottesco campanaro della cattedrale, il gobbo Quasimodo, di rapirla. Ma il capitano Febo de Chateaupers la trae in salvo e la fa innamorare di lui. Frollo ferisce Feboe fa ricadere su Esmeralda la colpa. Quasimodo intanto, commosso da un atto di gentilezza di lei, diventa quasi un suo schiavo e la conduce a Notre-Dame per proteggerla. Dopo una serie di peripezie, Esmeralda verrà catturata e fatta impiccare sotto gli occhi di Frollo, che osserva impassibile l’esecuzione dalla cattedrale. Quasimodo, in un accesso di disperazione, ucciderà Frollo e poi, con il cadavere della donna amata tra le braccia, si lascerà morire a sua volta.

Info 0532 864580 – www.teatrodemicheli.it

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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