Interpellanza Consigliere comunale Francesco Rendine “Via Comacchio pericolosa”
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Da: Gruppo consiliare G.O.L.
Il sottoscritto Consigliere Comunale Francesco Rendine INTERPELLA il Sig. Sindaco e per esso l’Assessore delegato:
PREMESSO
che i lampioni stradali hanno lo scopo di fornire un aiuto alla visibilità ai cittadini che percorrono le strade in particolare quando il flusso di traffico incontra delle variazioni del suo percorso;
ASSODATO
che le rotonde sono un tipo di intersezione a raso che normalmente è composto da un anello stradale a senso unico che comporta una variazione del flusso veicolare incrociante;
APPURATO
che il lampione prossimale, che si presenta a chi provenga da Ferrara con direzione Cona, posto all’interno della rotatoria sulla via Comacchio (SP1) da cui si dirama via Aldo Moro, è da moltissimo tempo (oltre 9 mesi) non funzionante, poiché ha riportato il distacco della plafoniera luminosa conseguentemente all’uscita di strada di un autoveicolo (cfr. immagine a lato);
ACCERTATO
che la rotatoria in questione è percorsa da moltissime persone, in quanto è posta sull’unica via che collega in termini convenienti la città all’ospedale di Cona;
CONSIDERATO
che nel territorio di Ferrara, nel periodo invernale, è frequente un fenomeno atmosferico denominato nebbia che riduce sensibilmente la visibilità;
ACCERTATO
che l’ente proprietario della strada ha l’obbligo di manutenzione per la sicurezza degli utenti;
APPURATO
che nel tratto in parola, la via Comacchio, è strada provinciale;
CIO’ PREMESSO
il sottoscritto INTERPELLA il Sig. Sindaco e per esso l’Assessore delegato per sapere:
se il Signor Sindaco, al fine di ridurre il rischio di incidenti stradali ai concittadini che si recano al nosocomio cittadino, ritenga opportuno attivarsi presso il Signor Presidente della Provincia affinché provveda a sistemare l’impianto luminoso in oggetto in tempi compatibili con la durata della vita umana.
Riceviamo e pubblichiamo
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Cari lettori,
dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “giornale” .
Tanto che qualcuno si è chiesto se i giornali ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport… Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e riconosce uguale dignità a tutti i generi e a tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia; stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. Insomma: un giornale non rivolto a questo o a quel salotto, ma realmente al servizio della comunità.
Con il quotidiano di ieri – così si diceva – oggi “ci si incarta il pesce”. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”, scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle élite, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.
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