Da: Pluralismo e dissenso
Non credo proprio che i grillini siano tutti cretini, ma Grillo e Casaleggio sì.
Proporre, senza alcuna discussione e con voto improvviso, il passaggio dal gruppo europeo più antieuropeista a quello forse più europeista di tutti, significa considerare i propri iscritti come servi sciocchi, persino un po’ cretini. Per altro senza neppure informare preventivamente i propri parlamentari europei, quindi trattando anche loro alla stessa stregua.
Grillo e Casaleggio hanno strutturato il loro partito stimolando la natura settaria dei loro iscritti e gli esiti delle votazioni sembrano dare loro ragione: strutturati come una setta, si comportano come aderenti a una setta. Con due dittatori alla guida. Per altro manca una qualsivoglia certificazione degli esiti dei voti; i certificanti sono i capi (che nessuno ha mai eletto). Non siamo neppure nel caso dei controllati che sono anche controllori, e questo già sarebbe paradossale; siamo molto oltre, siamo nell’assenza certificata di certificazione: qui i controllori non sono gli iscritti, o altri soggetti come ad esempio i parlamentari, sono gli organizzatori/dittatori.
La verità è che Grillo e Casaleggio sono il peggio della vecchia politica partitocratica italo-italiana, caratterizzata da trasformismo, provincialismo e attaccamento protervo al potere. Che siano trasformisti appare chiaro a chiunque. Esempio: nel 2006 dopo l’assasinio della Politkovskaja Grillo si scagliava contro Putin; convinzione confermata ancora nel 2011; oggi il Guardian può scrivere: “Perché il Movimento Cinquestelle ha cambiato così repentinamente linea sui rapporti con la Russia?”. Che siano provinciali non sfugge visto che considerano la politica estera come una camicia da indossare a seconda delle convenienze del momento. Che siano innamorati patologicamente (i due capi, sempre loro) del potere lo prova la carenza strutturale e dogmatica di discussione.
Non credo che i grillini siano tutti cretini ma fra di loro c’è ancora qualcuno che possa definirsi non aderente a una setta?
Poi l’ALDE ha rifiutato l’accordo di vertice in precedenza stipulato con i due capi/dittatori nella più totale assenza di trasparenza: in ogni caso la credibilità e il senso di responsabilità di Guy Verhofstadt, leader dell’ALDE che aveva trattato con Grillo e Casaleggio, sembrano precipitare.
Ferrara, 10 gennaio 2017 Mario Zamorani Pluralismo e dissenso
Riceviamo e pubblichiamo
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Cari lettori,
dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “giornale” .
Tanto che qualcuno si è chiesto se i giornali ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport… Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e riconosce uguale dignità a tutti i generi e a tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia; stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. Insomma: un giornale non rivolto a questo o a quel salotto, ma realmente al servizio della comunità.
Con il quotidiano di ieri – così si diceva – oggi “ci si incarta il pesce”. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
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