I racconti del Lido/4
Il tempo ritrovato
Il mio binocolo si sta spostando dai Lidi comacchiesi – e a chi non l’ha vista potrà leggere sulla ‘Nuova Ferrara’ del 29 luglio la mia lettera al Sindaco di Comacchio – a una realtà più vasta ovvero al campo della pubblicità e delle telenovelas a cui si conformano poi i linguaggi le movenze e gli abbigliamenti del popolo da spiaggia. Stamane gran concorso di signore agées eccitatissime e abbronzatissime a commentare che ‘lei s’è fatta l’amante’ secondo le movenze di splendide mini puntate di una telenovela promossa da un celebre aceto balsamico. All’arrivo di ‘lei’ immediatamente l’argomento si sposta sull’acquisto in rete di costumi e secondo una antica dizione di ‘parei’ al prezzo di 2/3 euro mentre un urlo lacerante scuote l’aria immobile e accaldata. E’ rivolto a un ragazzetto decenne: ‘Mettiti immediatamente gli occhiali e la bandana!!!!’. La bandana, la mitica bandana di berlusconiana memoria. Ciò vuol dire che le parole sopravvivono alla cronaca. A volte anche al mito.
Arrivano i signori rigorosamente muniti di: 1) infradito;2) canottiera; 3) borsello. Ad alcuni ballonzola sull’epa un rispettabile sacchetto trasparente con dentro il prezioso smartphone. In declino il collo erto di chi opta per la polo.
E ovviamente il chiacchericcio si sposta sull’unica, immensa passione italiana: il cibo preferibilmente consumato nelle sagre.
Mi si potrebbe domandare: ‘ma è reale questa cronaca?’.
Dipende cosa s’intende per realtà. Probabilmente si cela dietro discorsi, appunto, da spiaggia che trovano la loro veridicità nell’essere non sempre detti ma spesso pensati.
Così agli acquisti reali fatti con modi bruschi di pacchetti di fazzoletti a cui si deve detrarre almeno 50 centesimi contrattati con i neri vaganti tra ombrellone e ombrellone s’aggiunge il commento: ‘Non sono buoni da niente. Dopo una soffiata si rompono!’
Ovviamente secondo il principio della Mercy, la Misericordia che lo straordinario Francesco predica anche ruzzolando e inciampando ma come dice lui l’importante è sapersi rialzare.
Un po’ più difficile per le severe culone da spiaggia.

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Gianni Venturi
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)