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da: ufficio Stampa Cia Ferrara

Cia Ferrara e Apofruit hanno fatto il punto sulla situazione del settore e sulle azioni necessarie per uscire dalla crisi, ormai strutturale, degli ultimi quattro anni

«La fotografia del settore frutticolo ferrarese, in particolare di quello pericolo mostra, negli ultimi quattro anni, una crisi strutturale che penalizza il reddito delle aziende e fa diminuire, con un ritmo centinaia di ettari ogni anno, la superficie coltivata a frutteto». Stefano Calderoni, presidente provinciale di Cia Ferrara, ha fatto il punto sulla situazione del settore nel corso del convegno “Progetti anti-crisi per la frutticoltura ferrarese”, organizzato con Apofruit e Riff 98. «I nostri prodotti, in particolare le pere – continua Calderoni – stanno perdendo quote di mercato, occupate dai prodotti belgi e olandesi. E’ vero che tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 le vendite di pere sono aumentate del 30% ma il valore totale delle vendite, a causa dei prezzi pagati alla produzione, è diminuito, tanto che le aziende copriranno a fatica i costi di produzione. Una situazione strutturale iniziata nel 2011 e causata anche dalla difficoltà di aggregazione dei produttori, che finisce per penalizzare prodotti di eccellenza, come la pera Abate, sui mercati e nei consumi. Cia Ferrara, – ha detto il presidente – con Agrinsieme e in collaborazione con Organizzazioni di Produttori e Cooperative, sta cercando una soluzione a questa crisi, attraverso una serie di proposte concrete. Tra queste ci sono sicuramente: la tempestività nell’aggredire i mercati, anche quelli più lontani come la Cina e l’India; la ricerca di nuove varietà più resistenti e produttive; la creazione di piattaforme commerciali dedicate; lo sviluppo delle produzioni biologiche; il percorso di aggregazione delle aziende agricole e, non ultima, la necessità di trasformare il prodotto pera in un vero e proprio brand, con un forte valore aggiunto in termini di immagine». Soluzioni e proposte ampiamente condivise da Ilenio Bastoni, direttore generale Apofruit che, dopo aver spiegato le peculiarità e i progetti della Cooperativa – che associa oltre 3.600 aziende (quasi 2000 in Emilia-Romagna) – ha ribadito l’importanza di export, biologico e innovazione varietale. «La nostra cooperativa – ha spiegato Bastoni – punta fortemente alla valorizzazione del prodotto che deve essere competitivo e appetibile per i mercati esteri. Uno dei nostri obiettivi è quello di portare la pera e l’ortofrutta italiana anche in Cina dove, attualmente, può esportare solo il Belgio. Sono dunque Stati Uniti ed Asia, in particolare, i nuovi mercati da conquistare attraverso prodotti di qualità e promozione di marchi che risultino adatti alle esigenze di una nuova categoria di consumatori, soprattutto di classe medio-alta. Apofruit – continua il direttore generale – sta investendo in ricerca varietale con la Falstaff, ottenuta in oltre 20 anni di attività di miglioramento genetico sulla Abate Fétel. Un frutto resistente, conservabile per lunghi periodi che appare di grossa dimensione e di un bel colore rosso, apprezzato dai paesi del medio e lontano Oriente. La nostra cooperativa punta moltissimo anche sul biologico, unico comparto che continua a mostrare segni di crescita e sul quale stiamo investendo in termini di commercializzazione e promozione nella GDO. Sono dunque l’aggregazione, l’internazionalizzazione e il rafforzamento della marca – conclude Bastoni – i fattori che possono rendere il lavoro delle imprese agricole remunerativo.»

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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