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da: organizzatori

Alla conferenza stampa del ventennale della libreria Feltrinelli, in via Garibaldi 30, domani mattina, alle 11, parteciperà in via eccezionale anche Vincent Zandri, insieme all’interprete personale Eugenia Serravalli. Lo scrittore statunitense festeggerà l’evento presentando in anteprima il suo primo poliziesco tradotto in italiano, Moonlight Sonata, in uscita per Meme Publishers, uno dei partner della manifestazione in rosso.

Moonlight Sonata è il secondo libro della serie dedicata all’investigatore privato Richard “Dick” Moonlight, una serie di grande successo che ha visto pubblicati finora sette romanzi, e che si é collocata tra le più vendute di Amazon USA. Dick é un ex poliziotto della squadra investigativa di Albany che, in seguito a un fallito tentativo di suicidio, si trova a portare avanti la sua movimentata esistenza con un proiettile conficcato in testa e impossibile da estrarre. Viene incaricato da Susanne Bonchance, un’importante agente letterario, di ritrovare il suo più importante cliente scomparso: il celebre scrittore Roger Walls. Il detective accetta l’incarico e la ricerca si svolge tra numerosi colpi di scena e ribaltamenti di ruolo sino a una imprevedibile conclusione. Moonlight Sonata, intitolata come l’aria intensa di Beethoven al chiaro di luna, è una detective story contemporanea con tinte noir, dalla trama articolata e dal ritmo serrato, ma non priva di humor.

«Noi di Meme Publishers – ha affermato Marco De Luca, il direttore editoriale – avevamo già sentito parlare del suo caso letterario, che negli Stati Uniti aveva ottenuto un gran successo con milioni di copie vendute, quando questi ci è stato presentato da un’altra penna noir con cui avevamo già lavorato: Paul Brazill. Abbiamo subito proposto un accordo di edizione, convinti dal suo stile tanto incalzante quanto scorrevole. Una ventata di aria fresca in un panorama del thriller sempre più uniformato a tinte grevi ed estreme. Zandri ha creduto nel progetto della nuova casa editrice – ha concluso – che si muove tra Italia e Francia, utilizzando a pieno le risorse del mercato digitale, e ci ha accordato l’esclusiva dei suoi romanzi».

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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