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da:ufficio stampa Ferrara Art Festival

Un autore, due libri ed un curatore che, per un sera, sveste i suoi panni di critico ed artista, per vestire quelli dello scrittore e del poeta.

Sarà il camaleontico ed eclettico Virgilio Patarini il protagonista della serata del 15 Luglio al Racket Festival. Nel cortile di Palazzo della Racchetta a Ferrara (Via Vaspergolo 6) salirà sul palcoscenico in qualità di scrittore e poeta. A partire dalle 21.30 e ad ingresso libero, Patarini, incalzato dalle domande di Michele Govoni e intervallato dalle letture di Catia Gianisella presenterà due sue produzioni letterarie : il romanzo “Girotondo” e la raccolta di poesie e aforismi “Fiori del silenzio” entrambi pubblicati per i tipi di Edizioni Zamenhof Art.

Girotondo
Questo romanzo affronta il problema della percezione del tempo.
Paradossalmente l’autore ha cercato di risolvere diacronicamente, attraverso una partitura narrativa, l’enigma di un istante, la conflagrazione sincronica di tutta una vita in un momento cruciale della stessa. Qualcosa di enorme è accaduto. C’è una voce che parla nel buio. Una voce di donna. Una voce che contiene altre voci. Una coscienza esplosa, saltata, come dopo un cortocircuito. Un’intera esistenza che passa in un lampo accecante. Tutto il passato e tutto il futuro nel crogiuolo incandescente di un presente polverizzato. Nell’infinito tempo di un istante. Un paradosso, appunto. Un paradosso che la tessitura narrativa gioca e dipana. Qualcosa di enorme è accaduto. Qualcosa di troppo grande per essere compreso immediatamente dalla donna protagonista del romanzo. Un delitto. O forse più di uno.

Fiori del silenzio
In questo libro di poesie e aforismi Patarini raccoglie il distillato di una scrittura disseminato lungo il tempo, nell’arco di vent’anni: una scrittura inquieta, a tratti vagamente crepuscolare, tra ironia e leggerezza, con accenti che riecheggiano talvolta gli amati Dino Campana e Montale, tra giochi di parola e un uso scanzonato della rima e guizzi di ermetismo, tra momenti autobiografici e considerazioni generali sull’incerta natura della poesia contemporanea e sul ruolo della letteratura. Riflessioni sulle ragioni del “silenzio” di un uomo che ha dedicato gran parte della sua vita alla parola.

Inizio ore 21.30. Ingresso libero.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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