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da: Libraccio.

“Roberto Pazzi sceglie in Un giorno senza sera il meglio di cinquantatré anni di poesia. Nato nel 1946, è uno dei pochissimi della sua generazione ad aver praticato con qualità e credibilità equivalenti poesia e narrativa, erede in questo doppio registro di autori come Pasolini, Bevilacqua, Bassani, Delfini, D’Arrigo, Ottieri, Testori, Bufalino, Volponi, Morante e Maraini. La scrittura di Pazzi, fin dall’incontro adolescente con un mentore d’eccezione come Vittorio Sereni, è stata sempre predisposta ad abbattere ogni barriera fra mito e storia, reinvenzione d’autore e autenticità documentaria, una prospettiva che favorisce l’osmosi fra i due domini della poesia e del romanzo. Poche storie poetiche sono votate a un’oralità di specie drammaturgica, fra dialogo e monologo, come quella di Pazzi. Prima di tutto, però, Roberto Pazzi è un poeta originale, che non soggiace ai capricci dell’epoca ma che crede profondamente nel valore della poesia come mezzo primario di dialogo e di comunione.”

Roberto Pazzi, poeta, narratore e giornalista, è nato ad Ameglia (SP) nel 1946 ma vive a Ferrara. Ha scritto per il Corriere della Sera e The New York Times, oggi collabora a QN. Laureatosi in lettere classiche a Bologna, relatore Luciano Anceschi, con una tesi su Saba, ha insegnato nella scuola e nell’università a Ferrara e ad Urbino. Il suo esordio in poesia è avvenuto con una silloge di versi apparsa sulla rivista Arte e Poesia nel 1970, con una nota di Vittorio Sereni. La sua produzione letteraria, tradotta in ventisei lingue, comprende otto raccolte di poesie e ventuno romanzi. Tra i molti riconoscimenti ricevuti, ha ottenuto due volte il premio Selezione Campiello, è stato finalista al premio Strega e al Viareggio, ha vinto il superpremio Grinzane Cavour e il Flaiano e i premi Montale, Scanno, Comisso, Elsa Morante, Bergamo, Stresa, Lerici-Pea, Rhegium Julii, Zerilli-Marimò.
Le sue opere più recenti sono il romanzo Verso Sant’Elena (2019) e l’epistolario con Vittorio Sereni Come nasce un poeta (2018).

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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