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Da: Ufficio Stampa Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS

Domenica 14 ottobre, in occasione della XIX Giornata Europea della Cultura Ebraica, la Comunità ebraica di Ferrara, in collaborazione con il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS, propone un ricco programma di iniziative ispirate allo Storytelling. Le storie siamo noi, tema conduttore dell’edizione 2018. Un richiamo alle radici stesse dell’ebraismo, che affondano nelle ‘storie’ narrate nella Torah, la Bibbia ebraica, patrimonio di tutta l’umanità.
La GECE, nata nel 2000 per far conoscere le tradizioni e le usanze, le sinagoghe e i musei, il patrimonio storico, artistico e architettonico dell’ebraismo europeo, è coordinata dall’AEPJ – European Association for the Preservation and Promotion of Jewish Culture and Heritage e ha raccolto quest’anno l’adesione di ventotto Paesi. In Italia, è promossa dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – UCEI, per divulgare e approfondire la storia, le tradizioni e la cultura della minoranza ebraica, attestata nella Penisola da oltre duemila anni. Ad aderire, la ragguardevole cifra di ottantasette località, distribuite in quindici regioni, con Genova nel ruolo di capofila.
A Ferrara, teatro della manifestazione è il MEISHOP di Via Piangipane 81, dove il pubblico può seguire gratuitamente un incalzante intreccio di brevi narrazioni su alcune figure centrali dell’ebraismo ferrarese, un concerto e una conferenza. Gratuite anche le visite guidate al Ghetto e al Cimitero ebraico, previste per il pomeriggio.
IL PROGRAMMA
Dopo i saluti delle autorità e l’introduzione da parte di Marcella Hannà Ravenna, coordinatrice dell’evento, dalle 10.00 alle 13.00 si susseguono le “Storie e racconti di ebrei a Ferrara”, a partire dall’intraprendente e influente donna d’affari Dona Gracia Mendes (Lisbona 1510-Costantinopoli 1569), nel ritratto di Luciana Roccas.
La figura di Isacco Lampronti (Ferrara 1679-1756), medico e talmudista, autore della monumentale enciclopedia talmudica Il Timore di Isacco, viene tratteggiata da Massimo Acanfora Torrefranca, mentre Andrea Pesaro si concentra sull’eclettico Abramo Colorni, che nelle corti rinascimentali del XVI secolo di Mantova e Ferrara fu ingegnere militare, architetto, inventore e molto altro.
Se Felice Ravenna (Ferrara 1869-1937), avvocato, fondatore della Federazione Sionistica Italiana, già Presidente della Comunità ebraica di Ferrara e dell’UCEI, è al centro dell’intervento di Jardena Tedeschi, a risuonare nelle parole di Marco Contini è la personalità del suo avo Ciro Contini (Ferrara 1873-Los Angeles 1952), ingegnere e urbanista, autore del Piano regolatore e di ampliamento della città estense fra il 1911 e 1915.
Dopo il capitolo che Jose Romano Levy dedica a Vittore Veneziani (Ferrara 1878-1958), il più importante direttore di coro italiano fra le due guerre, Michelle Nahum Sembira ripercorre la vita di Silvio Magrini (Ferrara 1881-Auschwitz 1944) fra scienza, interessi sociali, agricoltura ed ebraismo.
Roberta Anau sfoglia le pagine del proprio album di famiglia soffermandosi sulla madre Fernanda, sul poeta zio Giacomino e sui tanti animali di casa Anau.
Ida Ascoli Magrini in Bonfiglioli (Graz 1906-Ferrara 2011), donna energica e colta che oltrepassò con coraggio e passione politica sfide e tempeste del ’900, rivive nelle parole di Sabina Fedeli.
La mattinata si chiude in chiave minimalista su Gianfranco Rossi (Ferrara 1931-2000), scrittore e poeta delle piccole cose, nel ricordo di Marcella Hannà Ravenna.
Alle 14.30 parte dal MEIS la visita guidata al Ghetto e al Cimitero ebraico, per un massimo di quaranta persone.
La GECE torna al Museo alle 17.00 con il concerto della soprano Ahava Noham Katzin che, accompagnata alla chitarra da Massimiliano Filippini, esegue le musiche del popolo ebraico e dei compositori ebrei italiani Salomone Rossi e Mario Castelnuovo-Tedesco.
Infine, alle 18.30, la conferenza di Luciano Meir Caro, Rabbino Capo della Comunità ebraica di Ferrara, sul tema Il Midrash: una modalità di racconto ebraico. Introduce Simonetta Della Seta, Direttore del MEIS.
La Giornata Europea della Cultura Ebraica è patrocinata dal Ministero dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo, dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, dal Dipartimento per le Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani. È, inoltre riconosciuta, dal Consiglio d’Europa.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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