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21 Ottobre 2017

Vivre la vie

Tempo di lettura: 2 minuti


Da Organizzatori

Vivere la vita per la musica. Come fa il Conservatorio di Ferrara, che apre le porte al mondo e, viceversa, lascia che un po’ di ‘Frescobaldi’ si diffonda negli altri continenti. L’invito è per una serata che si preannuncia imperdibile: sarà martedì 24 ottobre alle 21 in Sala Estense (Ferrara) con VIVRE LA VIE – La musica del Conservatorio Frescobaldi nel mondo. Ospite sarà la regina dallo spirito soul Kelly Joyce, animo francese, cuore africano e – simpatica curiosità – legata al Frescobaldi sin da piccola. I brani verranno arrangiati dai professori Teo Ciavarella, Roberto Manuzzi e Stefano Melloni.

Oltre a Kelly Joyce, si alterneranno sul palco le cantanti Ahava Noham Katzin, Israele, Cristina Popa, Moldavia, Junjie Wang, Cina, Oxana Tchijevskaia, Russia, Sakina Al Azami, Marocco, e Yindi O’Connell, Australia. Tutte provenienti da nazionalità differenti tra loro e tutte legate al ‘Frescobaldi’ di Ferrara, saranno accompagnate dalla sezione ritmica del Dipartimento Jazz e dalla sezione di giovani del Dipartimento di Archi. La musica del Conservatorio di Ferrara nel mondo. In effetti, una volta terminati gli studi nella città estense, i giovani studenti ritornano, da professionisti, nelle loro terre di origine, mentre gli studenti italiani, che si distinguono e vengono sempre più richiesti per concerti all’estero, portano così con loro in giro per il mondo il nome dell’istituto di alta formazione musicale.

L’ospite della serata. Nata a Parigi, Kelly Joyce – cantante prodigio che a soli 21 anni si esibì davanti al Papa al Concerto di Natale in Vaticano – è un’artista versatile e raffinata. Il suo esordio sulle scene avviene nel 2000 con il singolo Vivre la vie, brano dall’animo vintage-pop che in poco tempo diventa il tormentone radiofonico dell’anno. Pur giovanissima, Kelly Joyce si cimenta in nuove sfide, sperimentando nel jazz, soul e funk. La sofisticata C’est l’amour qui vient e il brano Rendez-vous, che viene scelto per lo spot della Wind, decreteranno ancor più il suo successo. Successivamente pubblica un lavoro jazz in acustico dedicato all’Africa, Jazz mon amour (pour l’Afrique), arrangiato dal pianista Teo Ciavarella e contenente i brani più famosi dell’artista rivisitati in chiave acustica con sonorità e richiami africani (nella band anche Massimo Manzi alla batteria, Massimo Moriconi al contrabbasso, Javier Girotto al sax e Fabrizio Bosso alla tromba).

Ingresso a VIVRE LA VIE è a offerta libera. Il ricavato verrà devoluto a Emporio solidale ‘il mantello’ di Ferrara.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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