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Da: Comune di Bondeno

C’è un luogo, alla periferia di Bondeno, dove le multinazionali sono “di casa”. Si tratta della sede dell’Azienda Battelli Srl, situata a Santa Bianca, in cui si lavorano alcune componenti raffinatissime con la precisione del laser e dove sia le grandi case del settore meccanico (e persino quelle del comparto del lusso) si rivolgono per realizzare manufatti altrimenti irrealizzabili. Il sindaco Simone Saletti e il consigliere regionale della Lega, Fabio Bergamini, hanno voluto ricominciare da qui il loro giro per le aziende del territorio comunale. «Per capire– spiegano Bergamini e Saletti – come affinare gli strumenti di sostegno all’occupazione pensati in questi anni, per la stabilizzazione dei precari, ma anche per ascoltare le esigenze del mondo del lavoro, alle prese con la ripresa dopo l’emergenza sanitaria». L’azienda guidata dai due fratelli Alessandro e Roberto Battelli, traccia il segno di una gestione familiare che guarda all’innovazione. «Abbiamo alcuni clienti per i quali è indispensabile rimanere un passo avanti – dicono i fratelli Battelli – e, per questo, cerchiamo di soddisfare questi ordini, con le tecnologie, ma anche con l’esperienza. Perché – è il messaggio di Roberto Battelli – non esiste un software per surrogare l’esperienza». La quale, da queste parti, ha radici solide. Non a caso è il padre Maurizio Battelli, oggi consigliere della società, ad esibire il suo primo brevetto del 1978. «Ho iniziato nel 1967-’68 – racconta il patron della società – quando avviai la mia officina: alla sera studiavo e progettavo, per poi realizzare al mattino quello che avevo teorizzato». Racconta che una delle sue prime macchine fu un particolare congegno basato su di un pistone idraulico, in grado di interrare i teli di nylon nelle campagne, che vengono ad esempio impiegati nella produzione del melone. «Il macchinario – dice Maurizio – ridusse della metà i tempi di lavoro». Dai primi ingranaggi, esibiti come vessillo di un’epoca industriale ormai lontana, fino al laser impiegato oggi per lavori di alta precisione, il passaggio non è stato semplice. «Quello che facciamo – racconta Alessandro Battelli – è tutto codificato con un Qr Code e marchiato su ogni singolo pezzo dalle macchine al laser: il codice permette di tenere aggiornato il gestionale. I nostri dipendenti hanno un I-Pad attraverso il quale aggiornare lo stato di lavorazione e che ci permette di informare il cliente, fino alla bolla finale». Grandi major della moda e della meccanica si sono rivolte all’Azienda Battelli. I titolari esibiscono ora nuovi prototipi: «Non possiamo ancora rivelare di che cosa si tratta – ammettono – ma possiamo solo dire che siamo sempre al lavoro, per cercare di portare innovazione, anche in questo momento difficile».

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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