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Comunicato stampa UeCoop.

Sono solo 272 le case rifugio in tutta Italia dove possono trovare accoglienza e un aiuto le donne vittime di violenza. E’ quanto emerge da una analisi dell’Unione europea delle cooperative (Uecoop) in riferimento all’ultimo studio Istat su “Le richieste di aiuto durante la pandemia” con oltre 15mila chiamate ai numeri di emergenza, in media 41 al giorno, con un balzo del +79,5% nel 2020 rispetto all’anno precedente.

L’emergenza Covid con il lockdown, le limitazioni agli spostamenti e la crisi economica hanno aumentato le tensioni familiari favorendo le esplosioni di violenza domestica riducendo al tempo stesso – sottolinea Uecoop – le possibilità per le donne vittime di mettere una adeguata distanza fisica e psicologica dalla furia dei propri partner con il rischio di traumi indelebili anche per i figli. Le più fortunate – spiega Uecoop – o vengono aiutate da amici e parenti oppure riescono la trovare rifugio nelle strutture di sostegno.

I centri anti violenza forniscono servizi di primo intervento, ascolto e accoglienza coinvolgendo i componenti del network sociale territoriale, dalle forze dell’ordine alle aziende sanitarie fino agli enti locali, ma – evidenzia Uecoop – offrono anche supporto legale e psicologico, orientamento, collaborazione nella ricerca di una nuova abitazione o sistemazioni temporanee per allontanarsi subito dalla situazione di violenza con le cooperative sociali di assistenza in prima linea nell’affrontare il fenomeno. La larga maggioranza delle Case offre ospitalità di medio-lungo periodo (86,5%) e ospitalità programmata in urgenza (67,1%) con l’offerta che è maggiore al Nord, in particolare in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, e, al Centro, in Toscana spiega Uecoop sugli ultimi dati Istat.

Il tempo di permanenza presso le Case Rifugio oscilla da pochissimi giorni a due anni, mediamente è pari a 259 giorni – evidenzia Uecoop – con oltre 9 Case rifugio su 10 (91%) che si trovano in un luogo diverso rispetto a un Centro antiviolenza, mentre il restante 8% condivide gli spazi proprio con un Centro antiviolenza. Oltre all’ospitalità – sottolinea Uecoop – le Case offrono servizi di orientamento e accompagnamento (96,4%), un piano di sicurezza individuale sulla base della valutazione del rischio (93,7%), il supporto e la consulenza psicologica alla donna (90,1%), l’indirizzo all’autonomia abitativa (90,1%) e lavorativa (87,8%), il supporto e la consulenza legale (89,2%), il sostegno alla genitorialità (80,6%). Si tratta di una rete di supporto fondamentale – conclude Uecoop – considerato che pur essendo la violenza sulle donne un fenomeno trasversale a diverse fasce sociali, sono le vittime che arrivano dagli ambienti più poveri della popolazione a dover affrontare i maggiori problemi per uscire dalla trappola dei maltrattamenti e per riorganizzare la propria vita.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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