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da: organizzatori

Al via venerdì 16 ottobre la stagione musicale del Sax Pub Cafè di Lugo. Pippo Guarnera in concerto per il primo appuntamento della rassegna “Hammond Night”

Riapre i battenti, dopo alcune settimane di lavori, il Sax Pub Cafè di Lugo: il locale di largo Repubblica 4 – di fronte al Pavaglione – che è l’erede dello storico Bar Marcello, uno dei bar più vecchi della città
E riapre con l’obiettivo di aggregare i giovani del territorio, come è accaduto per tanti anni, puntando prima di tutto sulla musica: in particolare al venerdì sera, con un ricco programma di concerti inseriti nella rassegna “Hammond Night”. Jazz, blues, un pizzico di funky: ritmi coinvolgenti e scatenati con il mitico organo Hammond in primo piano, grazie ad alcuni dei principali protagonisti italiani dello strumento, accompagnati di volta in volta da session man di grande spessore.
Un cartellone curato da Vince Vallicelli, notissimo batterista forlivese con poliedriche esperienze musicali – blues e jazz su tutte – che avrà il compito di coordinare la rassegna anche nei mesi a venire. E che peraltro la sera dell’inaugurazione, venerdì 16 dalle 22, sarà sul palco (assieme al talentuoso chitarrista Nahuel Schiumarini) per accompagnare un vero “number one” dell’organo Hammond: Pippo Guarnera.
Siciliano di nascita, dopo alcune importanti esperienze giovanili con Napoli Centrale ed Eugenio Finardi a metà degli anni Settanta, Guarnera si trasferì per alcuni anni a Los Angeles, venendo a contatto con la scena blues e jazz. Da allora, le sue collaborazioni italiane e statunitensi hanno sempre alternato il blues e il jazz con alcuni dei più grandi nomi della scena musicale italiana, da Enzo Jannacci a Gianna Nannini, dagli Stadio ai Timoria: fino a Ligabue, di cui Guarnera è stato sessionman anche poche settimana fa al grande concerto del Campovolo per celebrarne i 25 anni di attività.
Dopo la serata inaugurale, l’Hammond Night del venerdì ha già in cartellone, in ottobre, altri due concerti che promettono ritmo e coinvolgimento: il 23 ottobre con Fabio Russo all’Hammond, accompagnato dal batterista Chicco Capiozzo e dal chitarrista Daniele Santimone; e il 30 ottobre con Ricky Burattini, accompagnato da Stefano Catani a sax e flauto e Giorgio Bartoloni alla batteria.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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