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da: Daniele Lugli

Propongo un piccolo ricordo di Pietro Pinna, per me un fratello maggiore, scomodo e amato. E’ morto un obiettore vero, mentre di obiezione si parla non sempre a proposito. I funerali sono sabato a Firenze dove abitava da molti anni. E’ sempre rimasto legato alla nostra, e sua, città, dove ha sorella e nipoti. Pietro Pinna, per tutti noi Piero, obiettore di coscienza al servizio militare fin dal 1948, fondatore del Movimento nonviolento con Aldo Capitini, animatore e protagonista delle iniziative che lo caratterizzano, ancora Direttore responsabile di Azione nonviolenta.

Il suo processo sollevò nel dopoguerra il tema del riconoscimento dell’obiezione, con proposte di legge, che non ebbero buon esito. Per sua principale iniziativa ed azione il piccolo Movimento appena nato avviò, nel 1963, una campagna per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza. Un piccolo numero di persone, inizialmente solo otto in tutta Italia, con l’impegnativo nome di Gruppo di azione nonviolenta, da Pinna coordinato, promosse iniziative e manifestazioni, spesso vietate dalla polizia, affrontando processi tutti vittoriosi. La piccola, ma costante, azione del Gruppo portò attenzione al tema e a un più ampio sostegno fino alla legge di riconoscimento del 1972. Non mancò l’apporto di giovani della nostra città nel sostegno e nella pratica dell’obiezione.

In questo impegno per la nonviolenza, fatto di disobbedienza civile, marce antimilitariste, azioni dirette, studio e pratiche rivolte al il disarmo unilaterale, Piero ha speso tutta la sua esistenza, coerente e rigoroso soprattutto con se stesso, sempre aperto all’incontro con l’ altro, nella tensione e familiarità, nella ricerca della verità. Sempre costruttivo, e non solo disobbediente, nel processo davanti ai giudici militari chiese di essere addestrato a operazioni di ritrovamento e disattivazione di mine e bombe inesplose.

La vita lo ha sottoposto a prove terribili, il suo corpo è stato colpito duramente, ma il suo animo non si è mai piegato. Oggi, i giovani, che tanto a cuore stavano a Piero, e si affacciano all’esperienza del servizio civile, anche nella nostra città, è bene sappiano che la loro esperienza, importante se ben affrontata, è possibile in gran parte grazie all’impegno della vita difficile e generosa di Pietro Pinna.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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