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Da: Ufficio Stampa Università di Ferrara

“La (in)dicibilità del Male: quale lingua per raccontare la Shoah?”. Lunedì 11 novembre alle 16.15 nell’Aula A1 del Polo Didattico degli Adelardi.

Ultimo appuntamento lunedì 11 novembre con il ciclo di seminari “La (in)dicibilità del Male: quale lingua per raccontare la Shoah?” a cura di Isabella Mattazzi del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Ferrara e patrocinata da Comune di Ferrara e MEIS.

Niccolò Scaffai dell’Università di Lausanne alle ore 16.15 nell’Aula A1 del Polo Didattico degli Adelardi, (Via degli Adelardi, 33), parlerà de “Lo stile della memoria. Testimonianza e racconto in Primo Levi”. La conferenza è aperta a tutta la cittadinanza fino a esaurimento posti.

Uno degli studiosi oggi più importanti in Italia di poesia del Novecento, Scaffai parlerà di Levi entrando nello specifico del suo linguaggio e utilizzerà il discorso sulla sua lingua come laboratorio per capire la Shoah e la sua scissione in esperienza dicibile/indicibile.

L’appuntamento di lunedì chiude il ciclo di seminari sulla narrazione della Shoah, pensati come un laboratorio di riflessione sui limiti del linguaggio, su una possibile declinazione politica della parola letteraria, così come sul rapporto complesso tra l’Uomo e la Storia.

Note biografiche
Niccolò Scaffai insegna Critica letteraria e letterature comparate all’Università degli Studi di Siena e Letteratura contemporanea all’Università di Lausanne. Specialista di Primo Levi, ha dedicato anche una corposa parte dei suoi studi a Eugenio Montale, in particolare con la monografia Montale e il libro di poesia (2002), il commento alle Prose narrative nella collana Oscar di Mondadori (2008) e quello a La bufera e altro nella collana Lo Specchio (2019). Tra i suoi libri recenti ci sono anche Il lavoro del poeta. Montale, Sereni, Caproni (2015); Letteratura e ecologia (2017); À l’italienne. Narrazioni dell’italianità dagli anni Ottanta a oggi (2018).

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UNIVERSITA’ DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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