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da Galleria L’Affinche

MILANO – Dal 4 al 31 maggio 2017 la Galleria l’Affiche di via Dell’Unione 6, a Milano, presenta “Up the Duff”, mostra di Rosie Leventon e Leandro Lottici a cura di Miguel Mallol.

L’esposizione, a ingresso libero e gratuito, sarà visitabile dal martedì al sabato con orario 16-19.
Giovedì 4 maggio, dalle ore 18,30, l’inaugurazione.

Il progetto espositivo:

Una mostra nata a Londra dal lavoro di due autori, uno italiano e una inglese, e di un curatore spagnolo: un dialogo tra le sculture architettoniche di Rosie Leventon e i paesaggi urbani di Leandro Lottici.
Un unico materiale, “rubato” all’edilizia, il celotex, presente quasi ovunque in giro per le città, ma invisibile, costituisce la base di tutte le opere.
Lavori in grande formato -tre sculture e tre tele- che raccontano in modo diverso la metropoli contemporanea vissuta come un mastodonte “up the duff”, “ripieno”, colmo di culture che convivono quasi ignare l’una dell’altra, condividendo gli stessi spazi e la stessa realtà senza averne piena coscienza.
In tre sculture, Leventon riflette la realtà del quartiere multietnico londinese di Brent, dove vive e lavora, filtrata dalle esperienze raccolte nei suoi viaggi in Medio Oriente. Dai nidi di piccione ai templi buddhisti, il riferimento è sempre alle strutture architettoniche che riempiono le nostre città senza essere viste.
Le tre grandi tele di Leandro Lottici portano lo spettatore a un punto di vista quasi impossibile, con visioni geometriche di apparente astrazione, metafora della frammentazione dello sguardo umano nel caos della metropoli contemporanea.

Gli artisti:

Rosie Leventon, inglese, vive a Londra.
Ha esposto i suoi lavori al MACBA di Barcellona, al Dostoevsky Museum a San Pietroburgo, alla Serpentine Gallery di Londra.
È stata finalista del Premio Arte Laguna a Venezia, e ha realizzato nel 2015 un’opera su commissione dell’Arts Council per il Queen Elizabeth Diamond Jubilee Woods nel Leicheshire. Ha partecipato a diverse residenze in Europa. I suoi lavori sono presenti nelle collezioni del National Maritime Museum e alla Queen’s House di Greenwich, e al King’s Wood, nel Kent.

Leandro Lottici vive e lavora ad Anzio.
Lavora prevalentemente l’acciaio e altri metalli. Attivo anche nella pittura e nella grafica, usa la xilografia per tradurre in segno immagini di grattacieli ed edifici, filo conduttore della sua ricerca artistica. In pittura lavora i suoi paesaggi urbani con materiali edili quali cemento, plastica e celotex.
Uno dei suoi ultimi progetti, a cura di Paola Di Giammaria, è stato presentato in anteprima a ottobre 2015 al MAXXI di Roma. Le sue opere sono state acquistate da diversi enti pubblici (tra cui il NAMOC-Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Pechino, l’Agenzia delle Dogane-Ministero delle Finanze, Roma e l’Archivio dell’Ufficio Filatelico e Numismatico Vaticano).
Ha realizzato installazioni permanenti in spazi pubblici di diverse città italiane.

www.affiche.it

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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