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Da: Maria Donnoli, addetta stampa teatro Nucleo

Dopo l’incontro on-line del 13 maggio con gli studenti del Liceo Ariosto, venerdì 15 maggio alle ore 14.30 Teatro Nucleo, fondatore del Coordinamento Regionale Teatro Carcere Emilia Romagna, dialogherà con gli studenti della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Ferrara sulla detenzione e sul teatro come fattore di mutamento.

Il convegno virtuale, con la moderazione della Professoressa Stefania Carnevale, docente di Diritto dell’Esecuzione Penale e delegata per i rapporti con la Casa Circondariale di Ferrara, si costruirà attraverso l’interlocuzione degli studenti con Horacio Czertok e Marco Luciano di Teatro Nucleo, che dal 2005 porta avanti percorsi di teatro-carcere a Ferrara, e con altri registi del Coordinamento Regionale Teatro Carcere Emilia Romagna.

Questo momento di confronto è parte dell’iniziativa Il teatro carcere incontra gli studenti dell’Emilia Romagna, che si concluderà a fine maggio con una plenaria tra tutte le Compagnie del Coordinamento Teatro Carcere Emilia Romagna, le Scuole e gli studenti coinvolti nei diversi appuntamenti tenuti sul territorio regionale nel corso del mese, e alcuni dei detenuti-attori laddove sia loro possibile un collegamento on-line.

Il dialogo partirà da brevi narrazioni di esperienze di teatro carcere con l’obiettivo di dare spazio ai giovani cittadini, che potranno interrogare i registi per esplorare come il teatro riesca ad attivare una forza rigenerativa in contesti complessi e negativi, cercando insieme di indagare i pregiudizi abituali e i luoghi comuni in cui si è immersi riguardo al carcere.

Si condivideranno, inoltre, le diverse modalità di lavoro in carcere durante l’emergenza Covid-19 e la conseguente sospensione degli accessi alle strutture detentive, a partire dall’esperienza epistolare di Teatro Nucleo Esercizi di libertà: non potendo entrare nella Casa Circondariale G. Satta di Ferrara, infatti, il percorso teatrale legato alla produzione dello spettacolo Album di Famiglia continua attraverso le lettere scritte dai registi ai detenuti-attori. Questa attività, iniziata in aprile, prosegue con cadenza quindicinale e ad oggi sono tre le lettere recapitate con la collaborazione dell’Area Pedagogica. Nell’ultima, inviata pochi giorni fa, si parla proprio della capacità trasformativa dell’arte, lo stesso focus degli incontri con gli studenti. In particolare, nel terzo Esercizio di libertà, Teatro Nucleo ha proposto ai detenuti-attori una riflessione su come l’arte trasformi il tempo secondo leggi che non sono proprie del vivere “comune”, e che per questo offre punti di vista interpretativi alternativi, aprendo a dimensioni inaspettate.
A nuovi possibili dialoghi tra il carcere e la società, oltre le mura.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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