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Un Cammino

Ho conosciuto la Costa da Morte – come si dice in gallego – quando ero molto giovane, negli anni ’80. All’epoca arrivarci era già di per sé un’avventura che durava 2 giorni. Aereo fino a Barcellona o a Madrid, poi treno fino a Santiago o La Coruña e poi  autobus a Carballo e ancora autobus a Corme. La mia meta era sempre Corme un piccolissimo paesino sulla Costa Nord Occidentale della Spagna. Qui finiva la strada, finiva il mondo.

Mar de Fora, Costa della Morte, Galicia, Spagna

Per me cominciava qualcosa d’altro. Mi piaceva andare al Faro do Roncudo al tramonto con la mia amica Marina. La strada era quasi sempre deserta, brullo tutto intorno e alla fine il Faro bianco, piantato sulle rocce scure di granito. Roncudo viene da ronco, come il rumore del mare quando si infrange sulle scogliere.


C’è un’aria misteriosa e solitaria tutt’intorno. Ci si arrampica fino in cima e ci si va a sedere appoggiate alle rocce che sono diventate delle poltrone naturali scavate dall’acqua. Da qui si può contemplare l’oceano e se si è fortunati vedere il Raggio Verde. Può capitare di vedere una sottile linea luminosa di colore verde che si staglia all’orizzonte al calar del sole.

Dicono che porti fortuna agli innamorati vedere il Raggio Verde. Lo vidi il Raggio Verde, una sera al tramonto con il mio innamorato di allora. Non fummo molto fortunati, ma quella costa, quel Faro, quel rumore dell’Oceano sarebbero diventati la mia casa del cuore.

Da allora sono tornata tante volte in Galicia, ma non ho più rivisto il raggio verde, come nel lontano ’87.

Quest’anno ho voluto organizzare  un Trek lungo la Costa della Morte: un percorso ispirato al famoso Caminos dos Faros che percorre la costa Atlantica per circa 200 kilometri fino ad arrivare a Finisterre. Insieme a Marina, maestra e artista merlettaia e Beppe, mitica guida di Trekking Italia, siamo partiti proprio da Corme, dalla spiaggia di Niñons  e dal piccolo Faro di Roncudo.

Il percorso si snoda lungo la Costa più spettacolare d’Europa, con una varietà infinita di paesaggi: alte scogliere di pietra granitica, spiagge bianchissime e dune a perdita d’occhio, grotte scavate nella roccia e grandi massi che disegnano varie forme animalesche e umane, boschi di eucalipti e vaste pinete, piccoli borghi di pescatori accanto a Mulini di pietra, campi di mais e mucche al pascolo, paesaggi fluviali e lagune che si perdono nell’oceano.

Camminare lungo la costa atlantica è davvero  di una bellezza straordinaria, ma camminare lungo la Costa della Morte è da brivido puro. Qui le onde dell’oceano si infrangono con una tale potenza da far paura e nello stesso tempo affascinano.

Il rumore del mare ti penetra, una emozione intensa ti scuote dentro, e poi quando lo sciabordio si quieta è tutto un mormorare indistinto, un bisbiglio acquatico che ti sussurra alle orecchie lontani pensieri rimasti nascosti chissà dove. Il profumo delle ginestre  e il blu in lontananza ti placano l’anima.

Ci si perde, ma ci si ritrova a guardare l’Oceano: da Corme fino in cima al Monte Branco dove la laguna di confonde con il mare, da Laxe fino ad Arou, un piccolissimo paese di pescatori  e poi giù a Camariñas, la patria del merletto a fuselli.

Il merletto ha viaggiato da Camariñas in tutta la Spagna, fino alle colonie americane. La tradizione è sopravvissuta fino ad oggi. La mia amica Marina ha insegnato a centinaia di merlettaie in tutta la Spagna e altrove.

merletto galiziano

E’ stato per lei, cito da un suo libro: “la via per comprendere la Storia d’Europa. Il merletto, nato in Italia, si è diffuso in tanti altri Paesi e ha svolto un ruolo importante nell’economia e nell’autonomia delle donne.  Il merletto sta alla Storia del Tessuto come la Poesia sta alla Storia della Letteratura: il merletto è il modo più poetico di tessere, dove si può leggere dal sonetto più barocco all’Haiku più profondo”.

Nel Finisterre Galiziano erano le donne a tessere il tessuto dell’economia familiare. Fare il merletto è come scrivere allo stesso la propria storia e quella del proprio tempo.

Non ho mai fatto il merletto, anche se ne ho sempre ammirato la sua arte, ho sempre preferito camminare.

Dopo Camariñas, los Camiños dos Faros si snoda lungo i boschi di eucalipti e le pinete fino alle spiagge meravigliose di Traba , di Nemiña, di Lago, del Rostro e fino alla spiaggia del Mar de Fora. Poi, diritti a Finisterre.

spiaggia

La Galizia è verde con i prati che giungono fino alla spiaggia, è piovosa. Per questo motivo forse non è molto affollata di turisti, ma è un bene. E’ una terra antica come i suoi abitanti, un po’ Celti e un po’ Vikinghi. Una terra di mais e di percebes, è Finis-terra.

Si fa pace col mondo a camminare così vicino all’Oceano. Un passo dopo l’altro, non puoi sbagliare.

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Rosella Ciman

Nata nella bianca provincia Veneta, diventò Emiliana e Comunista proprio negli anni in cui l’Emilia scoloriva il suo rosso. Occupata in una grande Associazione Socio Politica nella difesa dei lavoratori, appassionata ortolana, adora fare teatro e appena può carica lo zaino in spalla e parte. Il suo motto: “Caminante, no hay camino, se hace camino al andar”.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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