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Nike e Air Jordan, la straordinaria ascesa di un marchio che credeva di non farcela. Un contratto che cambierà per sempre il mondo dello sport e le sue regole di marketing.

Correva il 1984, Reagan alla Casa Bianca, le Adidas, le Converse, il primo Macintosh e la Nike. Molti di noi, vedendo le immagini di Air – La storia del grande salto, per la regia di Ben Affleck (qui anche attore), ricordano i tempi del liceo e quando la marca Nike, a chi frequentava il classico, portava senza dubbio alla “vittoria”. Ma poi come si pronunciava?

Qualcuno indossava timidamente le scarpe con la riga azzurra, con quel moderno logo Swoosh (la mia cara compagna di banco le aveva, una delle prime, ci giocava a tennis e quanto gliele invidiavo…), altri preferivano le Adidas o le Converse (o le italiche Superga, molto più nazional popolari). Si giocava sui colori, ma le si collegava ai grandi campioni.

Swoosh, onomatopea che in lingua inglese indica la velocità e il fruscio del vento. Un logo che, nella mente della sua creatrice Carolyn Davidson, rappresentava una stilizzazione delle ali della dea unita all’idea di velocità e di movimento. Eravamo pochi a saperlo.

Con esso, gli esordi di un giovanissimo Michael Jordan, per chi seguiva il basket, guardia della squadra collegiale di North Carolina che nel 1982 vinceva il titolo NCAA da protagonista (scelto poi nel draft NBA del 1984 dai Chicago Bulls con la scelta numero 3).

Un talento emergente conteso. Con quali scarpe avrebbe esordito agli NBA?

L’assalto al talento, conteso da Adidas e Converse e che di Nike non ne vuole sapere, viene sferrato da Sonny Vaccaro (Matt Damon), dirigente della divisione basket all’inizio degli anni Ottanta della Nike allora guidata dal visionario co-fondatore e amministratore delegato Phil Knight (Ben Affleck). Runner al college e nell’anima.

Vaccaro, grandissimo esperto di basket giovanile, ha l’intuizione di puntare tutto il budget a sua disposizione su un solo atleta, astro nascente: Michael Jordan, MJ.

Perché diventi la punta di diamante dell’azienda. Vaccaro, per spuntarla sulla concorrenza, cerca di convincere la famiglia Jordan ad accettare il contratto, facendo leva soprattutto sulla madre dell’atleta, Deloris (Viola Davis), la vera guida dietro il successo del figlio, la capofamiglia che ha fiuto per gli affari e grande intuizione. Lungimirante.

Il film-biopic racconta, con dialoghi brillanti e colpi di scena (e qualche parolaccia di troppo), la funambolica e avvincente opera di convincimento nei confronti di MJ e la creazione del famoso marchio Air Jordan, la scarpa che vola, fatta su di lui e per lui, una scarpa che si adatta al campione.

Una partnership leggendaria che rivoluzionerà per sempre il mondo dello sport professionistico e delle sue regole di marketing.

La leggenda di MJ parte proprio da quel contratto, che lo ha reso uno degli sportivi più iconici e ricchi di tutti i tempi, con un patrimonio personale di 2 miliardi di dollari.

 

Una storia di successo figlia del grande sogno americano.

 

Air – La Storia del Grande Salto, di Ben Affleck, con Matt Damon, Ben Affleck, Jason Bateman, Marlon Wayans, Chris Messina, USA, 2023, 112 mn.

 

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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