Pubblicato il 26 Febbraio 2021

STORIE FERRARESI: CORVINO E GULINELLI

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STORIE FERRARESI: CORVINO E GULINELLI

Pubblicato il 26 Febbraio 2021

Tempo di lettura: 2 minuti

da: Associazione PiazzaVerdi Ferrara

La nervosa e scomposta replica di Marcello Corvino, produttore teatrale (e tale l’avevamo correttamente definito) nonché consulente artistico del Teatro Comunale di Ferrara, ai nostri rilievi di natura politica sulla situazione del Teatro, dimostra una volta di più la confusione di ruoli che regna oggi in una delle principali Fondazioni della città. Corvino si autoincensa (e forse non spetterebbe a lui farlo), si rappresenta come “salvatore” del nostro teatro (forse non sa che le co-produzioni sono da sempre un elemento caratterizzante Ferrara anche grazie all’aumento di finanziamenti regionali decisi alcuni anni fa) e vive come delitto di lesa maestà il nostro affermare che il suo ruolo è, a nostro avviso, superfluo a fronte dell’intenzione di Vittorio Sgarbi e del sindaco Fabbri di nominare Moni Ovadia quale Direttore del Teatro. Corvino, produttore e consulente, sembra dimenticare che il Teatro è un bene pubblico, non privato. Spiace che egli l’abbia presa così sul personale, ma anziché prendersela con noi, magari dovrebbe chiedere spiegazioni a chi, nonostante tutti i suoi meriti, non ha ritenuto di nominarlo direttamente Direttore del Teatro.

Nulla, tuttavia, può nascondere la profonda crisi nella quale questa amministrazione ha gettato il Teatro, agendo in modo talmente irrispettoso dell’autonomia della Fondazione da costringere il precedente Presidente e buona parte del Consiglio di Amministrazione a rassegnare le dimissioni proprio mentre era in corso l’elaborazione del Bilancio di previsione per il 2021, che ovviamente non è stato possibile presentare e approvare entro il 31 dicembre 2020. E la scelta di Sgarbi e Fabbri di allargare il C.d.A. non può che rallentare ulteriormente l’iter poiché rende pure necessaria una modifica dello statuto della Fondazione. Il Bilancio di previsione per il 2021 è particolarmente importante così come il consuntivo 2020 (per il quale occorrerà attendere aprile) perché il 2020 è stato un anno differente dai precedenti a causa del Covid, i finanziamenti sono arrivati comunque, ma la spesa artistica dovrebbe essere stata molto inferiore alle previsioni e quindi la Fondazione dovrebbe avere un attivo notevole da poter utilizzare quest’anno e sapere come non è un dettaglio.

Infine, fino a che punto sia superflua oggi a Ferrara la figura dell’assessore alla Cultura, pensiamo l’abbia definitivamente dimostrato lo stesso Gulinelli nel corso della seduta di Commissione dedicata alla Fondazione Teatro Comunale di Ferrara di giovedì 11 febbraio. Oltre tutto, le bizzarre affermazioni di Gulinelli in base alle quali questa amministrazione avrebbe rimesso in sesto un teatro “alla frutta” non hanno trovato alcuna giustificazione nell’intervento del dott. Giuliani che ha chiarito fino a che punto abbiano trovato un teatro in attivo da ogni punto di vista. Gulinelli sembra anche dimenticare che è oggettivamente impossibile sostenere che nella gestione di questa Amministrazione tutto sia migliorato (incassi, biglietti): l’anno 2019 ha visto avvicendarsi due amministrazioni e il 2020 (per il quale ancora non c’è il bilancio consuntivo) è stato per forza un anno tragico per tutti i Teatri.

Associazione PiazzaVerdi Ferrara    

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica dell’oggetto giornale [1], un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

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Francesco Monini

[1] La storia del giornale è piuttosto lunga. Il primo quotidiano della storia uscì a Lipsia, grande centro culturale e commerciale della Germania, nel 1660, con il titolo Leipziger Zeitung e il sottotitolo: Notizie fresche degli affari, della guerra e del mondo. Da allora ha cambiato molte facce, ha aggiunto pagine, foto, colori, infine è asceso al cielo del web. In quasi 363 anni di storia non sono mancate novità ed esperimenti, ma senza esagerare, perché “un quotidiano si occupa di notizie, non può confondersi con la letteratura”.

[2] Non ci dimentichiamo di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno il giornale si confeziona. Così Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 


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