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Da: Cristina Romagnoli, Comune di Copparo

La platea on line ha superato ampiamente la capienza massima di 450 posti del De Micheli
La cultura ha trionfato: ha vinto sulle restrizioni imposte
dall’emergenza sanitaria. Ha avuto la meglio nel momento in cui, sabato
sera, sul palco è comunque salita l’orchestra Casanova Venice Ensamble e
al Teatro De Micheli sono nonostante tutto risuonate le note
dell’Omaggio a Ennio Morricone, per un pubblico che ha gremito la platea
copparese virtuale collegandosi da pc, tablet e cellulari.
La diretta streaming di un’ora e mezza, ad accesso gratuito, ha fatto
registrare 2.358 connessioni totali e il collegamento da 666
dispositivi, che si sono connessi una o più volte durante l’arco della
serata, per un numero di spettatori che mediamente potrebbe agevolmente
superare le mille persone, considerando che dalla stessa apparecchiatura
è possibile abbia assistito un utente, una coppia, profilo ampiamente
rappresentato tra il pubblico dei teatri, o una famiglia. Superata
dunque ampiamente la capienza massima di 450 posti del teatro.
La serata è stata molto apprezzata, aperta dalle emozionate ed
emozionanti parole del vicesindaco Franca Orsini. «Non potete
raggiungerci in teatro e allora abbiamo deciso di portare il teatro da
voi – ha detto -. Questo concerto condiviso vuole essere portatore di un
messaggio di gioia e speranza. Niente come la musica può risollevare e
rasserenare gli animi». Nonostante l’indefinibile sensazione iniziale di
un teatro completamente vuoto, l’orchestra ha saputo dar vita al
repertorio dedicato al maestro Morricone proponendo una performance di
grande impatto e riuscendo ad attivare un legame con il pubblico
lontano. Amara soprattutto l’impossibilità di applaudire un così
coinvolgente spettacolo, ma qualcuno ha voluto superare la difficoltà
postando sui social il proprio commento e anche gli applausi virtuali.
«Siamo molto soddisfatti della riuscita di questa iniziativa – commenta
il sindaco Fabrizio Pagnoni -. Offrire alla comunità lo spettacolo di
inaugurazione della stagione 2020-2021 del nostro teatro ci è
immediatamente sembrato un gesto carico di significati. Innanzitutto
emblematico della determinazione con cui il nostro territorio non ha
voluto arrendersi a una pandemia che sta seminando morte e ha innescato
una profonda crisi economica e sociale. E rappresentativo di come la
musica e l’arte abbiano la capacità di superare ogni ostacolo e ogni
barriera, per alimentare gli animi e le menti soprattutto nei momenti
più difficili. Grazie a tutti coloro che hanno voluto far parte di
questa entusiasmante prova, dal direttore artistico agli uffici, dagli
artisti ai tecnici. Grazie ai cittadini copparesi e a quanti hanno
voluto essere con noi».
Una soddisfazione condivisa dal direttore artistico Massimiliano
Venturi. «Con il contributo di tutti i settori dell’amministrazione
comunale coinvolti, degli artisti e di tutti i membri dello staff
abbiamo voluto ingaggiare la scommessa di portare il teatro a casa degli
spettatori, non potendoli invitare, come avremmo voluto, a gremire gli
spalti del De Micheli. Una prova di palcoscenico di grande
professionalità da parte del Casanova Venice Ensemble, orchestrato alla
perfezione dal maestro Costantino Carollo, ha colmato il vuoto lasciato
dalla platea deserta. I musicisti sono stati in grado di interpretare al
meglio la performance pur senza il pubblico in presenza, e l’emozione,
ne sono certo, ha varcato lo schermo. Mi sono mancati senz’altro gli
sguardi, i sorrisi, le battute prima e dopo lo spettacolo, e l’emozione
di conoscere dal vivo un nuovo pubblico. Abbiamo voluto mandare un
segnale di speranza, di presenza, non dandoci per vinti ed inaugurando
comunque la stagione teatrale nei termini che avevamo progettato. La
scommessa è vinta, e la riapertura del teatro al pubblico solo
rimandata: siamo pronti a presentare il cartellone completo, non appena
ce ne saranno le condizioni».

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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