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Da: Cristina Romagnoli, Comune di Copparo

SECONDA LINEA CREMATORIO, PRONTA LA CONSEGNA DEI LAVORI
A breve Gecim stipulerà il contratto con l’aggiudicatario Officine Meccaniche Ciroldi

È tutto pronto per la stipula del contratto e la consegna della fornitura relativi alla realizzazione della seconda linea di cremazione al Giardino della Cremazione di Copparo a Officine Meccaniche Ciroldi Spa, che se ne è aggiudicata la gara.
I tempi dell’opera sono quantificati in circa quattro mesi dalla consegna, dal momento che in sede di gara l’aggiudicatario ha offerto una riduzione rispetto ai 150 giorni previsti da capitolato, oggetto peraltro di assegnazione di punteggio. L’impianto verrà costruito negli stabilimenti del fornitore e poi trasportato, assemblato e installato nel complesso di via Certosa che già ospita la prima linea.
L’obiettivo è poter attivare la seconda linea entro la fine dell’estate, tenendo conto degli imprevisti del periodo di emergenza e dei tempi necessari ad Arpae per fornire a Gecim la nuova autorizzazione propedeutica all’accensione.
La nuova struttura permetterà di dare continuità al servizio, sia durante i periodi di manutenzione programmati sia in caso di rotture o malfunzionamenti imprevisti dell’esistente, e garantirà il mantenimento di alti standard di servizio dell’impianto, entrato in funzione nel novembre del 2014 e soggetto a considerevoli livelli di funzionamento, in particolare a seguito dell’emergenza sanitaria.
Tanto che, a fronte dell’ordinanza del Comune di Copparo e dell’autorizzazione di Arpae, ad oggi la prima linea sta funzionando 20 ore su 24, dalle 4 alle 24, nei giorni feriali e gli operatori si stanno turnando per proseguire l’attività anche la domenica.
* La richiesta di autorizzazione preliminare all’installazione di un secondo forno era stata presentata alla Provincia di Ferrara nell’agosto 2017 e nel settembre 2019 si è impressa una nuova spinta inviando la relazione che argomentava dettagliatamente le ragioni della richiesta, individuando le necessarie manutenzioni dell’impianto e i conseguenti presumibili disagi per l’utenza. L’autorizzazione dal Consiglio della Provincia è arrivato il 29 aprile scorso.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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