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da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

La Regione ha finanziato con 1 milione 800 mila euro i lavori di miglioramento sismico. Il presidente Bonaccini al taglio del nastro: “Investire nelle scuole è un dovere: i bambini hanno diritto di studiare in strutture moderne, accoglienti e sicure”.

Bologna – Lavori ultimati nella scuola primaria “Gianni Rodari ” di Villa Verucchio, nel riminese, che oggi è stata inaugurata dal sindaco, Stefania Sabba, e dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini. I circa cinquecento bambini iscritti possono contare su un edificio più bello e soprattutto sicuro, grazie agli interventi di miglioramento sismico che sono stati realizzati con il contributo di 1 milione e 854 mila euro della Regione Emilia-Romagna.
“Investire nelle scuole- ha affermato Bonaccini- è un dovere delle Istituzioni: i nostri figli hanno diritto di studiare in strutture belle, efficienti e sicure. Abbiamo definito un piano di investimenti sull’edilizia scolastica di oltre 130 milioni di euro che, anche grazie ad importanti contributi del Governo, ci permetterà di realizzare più di 200 interventi in altrettante scuole. Sono investimenti importanti, che renderanno più moderni e innovativi gli edifici e che concorreranno anche a garantire nuova occupazione, con l’apertura di tanti cantieri”.
La scuola primaria “Gianni Rodari ” – inaugurata ufficialmente oggi ma già operativa da inizio anno – sorge nel centro di Villa Verucchio, in via Don Sturzo, e fa parte di un plesso che comprende un nido d’infanzia, una materna e una scuola secondaria. L’edificio ospita venti aule, vari laboratori, la mensa con cucina, una biblioteca, una palestra e un auditorium; l’area è circondata da un grande parco pubblico, il “Parco delle Speranze”.
“Oggi sono particolarmente contento di essere qui- ha concluso il presidente Bonaccini- perché davvero consideriamo prioritario, non a parole ma nei fatti, investire nell’educazione dei nostri figli e dei nostri nipoti, la risorsa più preziosa che abbiamo”.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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