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Da: Ufficio Stampa di Silvia Bonancini

Visita oggi nel ferrarese per la candidata capolista a Bologna, Reggio Emilia e Ferrara e promotrice della lista Emilia-Romagna Coraggiosa Elly Schlein, per capire, da dentro, le esigenze delle persone e del territorio e offrire soluzioni che possano mettere insieme giustizia sociale, lavoro dignitoso e giustizia ambientale.

“Applichiamo il diritto a un lavoro dignitoso sostenendo politiche attive del lavoro che rilancino la partecipazione dei lavoratori come capitale umano strategico per le aziende perché sono un patrimonio umano e di idee in grado di portare innovazione sociale ed economica” – ha detto Elly Schlein nel corso della visita alla Cooperativa Lavanderia Girasole, l’unico caso ferrarese di Workers Buyout. Una realtà, nata nel 2015 per volere di quattordici soci fondatori che hanno investito la loro mobilità per dare continuità alla loro esperienza e competenza, a seguito alla chiusura dello stabilimento di Porto Garibaldi di Servizi Ospedalieri, che negli anni è cresciuta allargando a undici dipendenti e ha un fatturato annuo di circa 1,3 milioni di euro.

“Dal punto di vista delle garanzie sul lavoro lo strumento del Workers Buyout (WBO) cioè l’acquisto dell’impresa in crisi da parte dei lavoratori è un esempio concreto di come la rigenerazione lavorativa possa funzionare creando modelli economici partecipati che favoriscono innovazione, riterritorializzando la produzione e salvando il know-how di chi lavora. In una regione che ha fatto del cooperativismo un modello per l’occupazione, sono oltre cento le cooperative WBO che hanno salvato 1600 posti di lavoro, di queste dodici sono nate da tavoli regionali. Dobbiamo però garantire che i contributi promessi arrivino: in questo caso le lavanderie industriali sono escluse dalla Smart Specialization Strategy, per cui non possono partecipare ai bandi per i fondi europei Fesr. Prevediamo delle premialità per queste imprese di lavoratori e lavoratrici che salvano il lavoro, lo mantengono sul territorio. In generale adottiamo lo strumento del WBO ai primi segni di crisi, agevolando queste nuove realtà dal punto di vista fiscale, garantendo loro accesso al credito, rafforzando la formazione di lavoratori e lavoratrici che assumono un nuovo ruolo gestionale.
Non a caso sul Workers Buyout è incentrata una delle preziose 15 proposte del Forum delle Diseguaglianze e Diversità coordinato da Fabrizio Barca che sarà nostro ospite domenica 12 a Scandiano. Così come dovremmo prendere spunto da un’altra proposta del Forum che riguarda la creazione di Consigli del Lavoro e della cittadinanza nell’impresa, promuovendoli in ogni azienda affinché i lavoratori partecipino alle decisioni strategiche: la compresenza di chi, nel territorio, risente direttamente delle ricadute ambientali è particolarmente importante affinché non si debba più scegliere fra il diritto a un lavoro degno e diritto alla salute ambientale, come nel caso dei pescatori di molluschi del Consorzio Tre Ponti associa le cooperative di Comacchio che svolgono la loro attività in aree demaniali che preservano quotidianamente da un eccessivo sfruttamento e naturalmente da rischi di inquinamento”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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