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da: gruppo consiliare Valore e Rispetto – Comune di Sant’Agostino (Fe)

Valore e Rispetto, come Opposizione, è stato sin dall’inizio per il si alla fusione, come da programma elettorale. Con l’occhio del civico, e del cittadino. Guardando con concretezza ai numeri, ai fatti, alle necessità per il territorio. E partecipando con responsabilità a tutti gli incontri in entrambi i comuni.
Il nostro gruppo consiliare è già in realtà da giugno scorso un comitato del SI per la fusione, sostenuto dal voto dei propri elettori e dalla convinzione che si tratta di un passo fondamentale per il futuro del nostro territorio e di quello di Mirabello. E così sarà sino al 5 maggio, se verranno confermate le dimissioni di Fabrizio Toselli.
Il 5 maggio tutti i consiglieri comunali e amministratori del Comune di Sant’Agostino decadranno. E quindi chi vorrà organizzare dei comitati per il si – è corretto sottolinearlo – lo farà come semplice cittadino, non come amministratore.
Ma in realtà nulla si fermerà per Sant’Agostino, perché il processo partecipativo e informativo promosso e coordinato dalla Regione Emilia Romagna – promotrice di questa rivoluzione amministrativa in cui noi per primi ora, politicamente, crediamo fondamentale per lo sviluppo futuro della nostra comunità e territorio – continuerà. Anche e soprattutto con il Commissario Prefettizio. E i momenti informativi istituzionali per i cittadini di entrambi i Comuni ci saranno, non rimarrà alcun vuoto su Sant’Agostino.
Ogni cittadino di entrambi i comuni, se è favorevole alla fusione, è già sin da ora egli stesso comitato per il SI, e per dimostrarlo dovrà solo votare al referendum di ottobre di nuovo SI.
Io e Olindo Sandri continueremo ad esserci, dal 5 maggio non più come consiglieri comunali di Sant’Agostino, ma come cittadini. Cittadini che in questi due anni oltre a sedere in Consiglio Comunale, ci siamo presi l’impegno e la responsabilità di studiare, con senso civico, a nome dei cittadini che ci hanno dato fiducia, come funzionano i meccanismi amministrativi per il funzionamento comunale. Ed è proprio per questo motivo che voteremo SI alla Fusione.

Stefania Agarossi
Olindo Sandri
Gruppo Consiliare Valore e Rispetto

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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