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Da: Ufficio Stampa Lega Emilia Romagna

RANCAN E OSTELLARI (LEGA ER): “BONACCINI, BASTA RACCONTARE BALLE: NEL PROGRAMMA LEGA NON C’E’ MAI STATA LA PRIVATIZZAZIONE DELLA SANITA’”

BOLOGNA, 9 GEN – “Nessuna privatizzazione della sanità pubblica: nel suo programma di governo della Regione Emilia-Romagna la Lega non ha mai previsto che le cure e i servizi sanitari potessero mai essere affidati a privati. Poiché non è la prima volta, e guarda caso accade sempre nei momenti in cui è più in difficoltà, che Bonaccini si permette di raccontare balle e prendere in giro i cittadini, dissimulando la realtà dei fatti, gli chiediamo di rendere pubblico l’estratto del programma elettorale della Lega a cui lui fa riferimento e dal quale si evincerebbe la volontà della Lega di privatizzazione della sanità. Non lo troverà, semplicemente perché non esiste. Spiace, piuttosto, constatare l’arroganza del governatore di una regione importante come l’Emilia-Romagna, che, ogniqualvolta si trova in difficoltà, e nell’ultimo anno è successo innumerevoli volte, cerchi la rissa verbale inventandosi e raccontando balle secondo un piano ben congegnato volto a buttare fumo negli occhi dei cittadini per distogliere la loro attenzione rispetto alle criticità di un periodo storico che anziché polemiche sterili dovrebbe richiamare le forze politiche di maggioranza alla responsabilità e alla condivisione delle scelte con l’opposizione. I cittadini meritano rispetto, verità e chiedono di essere governati da persone responsabili”. Così il capogruppo in Regione ER della Lega, Matteo Rancan, in risposta al post pubblicato dal governatore Bonaccini in cui il presidente dell’Emilia-Romagna dichiara che “al primo punto del programma di governo della Lega ci sarebbe stata la privatizzazione di buona parte della sanità pubblica dell’Emilia-Romagna”.

“Bonaccini non sa più con chi prendersela. Qualche settimana era più lucido e incolpava il Governo per l’incoerenza delle restrizioni e la mancanza di adeguati ristori. Oggi mette nel mirino la Lega e i pranzi di Natale, ma forse è lui ad essersi appesantito durante le feste. Le chiacchiere stanno a zero: chi governa in Regione e a Roma deve risolvere i problemi dei cittadini, non fare polemiche” aggiunge il senatore leghista Andrea Ostellari, commissario Lega Emilia Salvini Premier.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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