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da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Dal 2006 circa 8000 i servizi in podcast, più di un milione e mezzo di utenti, oltre tre milioni di pagine viste, 1600 interviste ai protagonisti dei settori cultura, cinema, musica, spettacolo ed economia in Emilia-Romagna.

Bologna – RadioEmiliaRomagna, la radio web della Regione, che trasmette in modalità podcasting e in streaming, compie 10 anni. Lanciata il primo marzo del 2006 dall’Agenzia Informazione e Comunicazione della Giunta regionale, in collaborazione con la Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo per raggiungere ed aggiornare le comunità all’estero, senza problemi di orario, oggi viene ascoltata principalmente da italiani (l’86% nell’ultimo anno) e cresce l’ascolto in Europa, con la Russia in testa. In questo ultimo anno la radio web è passata da contenuti più generalisti e legati anche alle comunità all’estero, a contenuti sempre più culturali, turistici ed enogastronomici, legati al nostro territorio.

“Non possiamo che essere soddisfatti del lavoro realizzato in questi dieci anni – ha riferito il direttore dell’Agenzia Informazione e Comunicazione della Giunta regionale Roberto Franchini – . Si tratta di un’esperienza originale, praticamente unica nel panorama italiano che ha dato voce al racconto della nostra terra, dei suoi protagonisti, delle sue peculiarità e, in particolare, dei suoi successi, raggiungendo non solo gli emiliano-romagnoli nel mondo ma molte persone interessate all’Italia e in particolare all’Emilia-Romagna”.

In questi 10 anni sono stati realizzati dal settimanale circa 8000 servizi in cui sono stati descritti e raccontati i molteplici aspetti del territorio, valorizzando i personaggi e le loro storie, gli autori di pubblicazioni, i musicisti e gli artisti emiliano-romagnoli o che qui vengono a realizzare mostre e spettacoli.

Dall’inizio della sua attività, il sito di RadioEmiliaRomagna è stato visitato da più di un milione e mezzo di utenti, con oltre 3 milioni di pagine viste. E dal 2006 ad oggi le visite sono più che raddoppiate raggiungendo le 420 mila nel 2015, con 95 mila visitatori unici. Con l’arrivo dei social network RadioEmiliaRomagna ha aperto la sua pagina Facebook che conta oggi 5564 iscritti, mentre l’account Twitter, condiviso con Magazzini Sonori, ha 2268 follower.

Oggi la radio possiede in archivio circa 1600 interviste in cui compaiono nomi di primo piano in ogni settore soprattutto legati al nostro territorio.Per il cinema, possiamo ricordare le interviste a Pupi Avati, Marco Bellocchio, Giuseppe Bertolucci, Liliana Cavani , Giorgio Diritti, Francesco Rosi, Mario Monicelli. Tra i giornalisti si segnalano: Gian Antonio Stella e Paolo Rumiz , tra gli scrittori, Silvia Avallone e Marcello Fois e l’italianista Ezio Raimondi. Ci sono artisti come Pirro Cuniberti, attori come Alessandro Bergonzoni , cantanti come Luca Carboni e Vinicio Capossela. Non mancano personalità del mondo universitario e produttivo: Andrea Segrè (FICO), Daniele Vacchi ( Ima), Vittorio Borelli, (presidente di Confindustria Ceramica), ecc. Le interviste sono tutte riascoltabili sul sito www.radioemiliaromagna.it . Nel corso di questa settimana, lo streaming quotidiano della Radio, dedicato ai 10 anni di attività, riproporrà le interviste più interessanti.

Le rubriche della Radio

Sono in tutto 27 le rubriche suddivise in 4 Canali: News, Musica, Cultura & Gusto, Economia & Società, visibili in home alla voce Programmi. L’interattività con gli utenti, oltre che attraverso i social, è data dalla Lista dei più votati e più visti, che permette di presentare in home i Servizi più visti, più ascoltati, più condivisi, più votati o commentati. Inoltre c’è la possibilità anche collocare sulle proprie pagine web il contenuto delle varie rubriche tramite la funzione di embed (grazie alla quale è possibile inserire un file audio (oppure video) in una pagina HTML. Il sito viene visualizzato anche attraverso una apposita App.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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