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FERRARA – Cia-Agricoltori italiani raggiunge un importante traguardo: quarant’anni di attività e di impegno accanto agli agricoltori. L’associazione è nata nel dicembre del 1977 dall’unione di Alleanza Contadini e Federmezzadri, prendendo il nome di Confederazione italiana Coltivatori (Cic). Nel 1992 è diventata Confederazione Italiana Agricoltori, denominazione rimasta fino al 2016 quando è stata modificata in Cia – Agricoltori Italiani, accompagnata dal claim “Diamo valore alla terra”, per sottolineare il continuo lavoro di rinnovamento e valorizzazione del lavoro agricolo e la tutela del reddito degli agricoltori. Per celebrare i suoi primi quarant’anni Cia ha organizzato, domenica 22 ottobre – presso la Sala Estense, dalle 17 alle 19 – un evento per raccontare al pubblico, attraverso storie, ricordi ed esperienze di dirigenti e associati, i cambiamenti del settore e del “Fare agricoltura”. Gli agricoltori verranno poi premiati per sottolineare il loro impegno nel far crescere l’associazione, a partire da quelli “storici” che l’hanno vista nascere, fino alla nuova generazione di imprenditori, espressione del ricambio generazionale e della profonda evoluzione del mondo agricolo. Nel corso dell’evento spazio alla riflessione e al divertimento, grazie alla commedia teatrale dialettale “Io mangio, tu produci, egli controlla. La veritiera grammatica e sacrosanta dell’alimento sano e garantito”, scritta e interpretata da Andrea Poli e dalla “Piccola compagnia del Tellus”. Uno spettacolo ideato per spiegare a studenti e genitori il fondamentale ruolo dell’agricoltura e la bravura degli imprenditori agricoli della nostra Regione, che utilizzano metodi di produzione all’avanguardia per ottenere prodotti garantiti da marchi nazionali ed europei, che salvaguardano il consumatore e l’ambiente. «Abbiamo scelto di parlare con “leggerezza” di un argomento molto attuale – spiega Stefano Calderoni, presidente provinciale Cia – Agricoltori Italiani Ferrara – perché gli agricoltori si impegnano costantemente a produrre cibo sano e di alta qualità, rispettando i disciplinari di produzione e ponendo grande attenzione alla sostenibilità ambientale. La nostra associazione in quarant’anni è cambiata profondamente perché è cambiato il modo di fare agricoltura. Oggi l’agricoltore è una figura multifunzionale ad alta specializzazione, che coltiva la terra e produce le eccellenze agroalimentari del nostro pase e allo stesso tempo contribuisce alla salvaguardia del suolo, promuove il turismo rurale e usa la tecnologia per ridurre l’impatto ambientale delle produzioni, programmare il lavoro e gestire la commercializzazione del prodotto su nuovi mercati. La nostra associazione ha l’obiettivo di accompagnare le nuove generazioni che vanno verso un’agricoltura 4.0, fornendo servizi all’avanguardia e costruendo con loro solide basi e obiettivi di crescita.»
Ad accompagnare la celebrazione per il quarantennale di Cia – Agricoltori Italiani anche le splendide voci del Coro delle Mondine di Porporana. Presenta la serata Vittoria Tomasi, conduttrice e scrittrice ferrarese. L’evento è gratuito e aperto al pubblico.

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CIA FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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